REGGIO EMILIA – Da una parte la quantità di contratti di lavoro, che è cresciuta. Dall’altra la loro qualità, che invece è diminuita. Se nel 2022 si era registrata una diminuzione di 3mila occupati rispetto all’anno precedente, nel 2023 il dato ha visto un incremento di 7.300 unità con un dato complessivo di 242mila occupati, una cifra vicina al record del 2019.
Se il tasso di occupazione è così aumentato di quasi tre punti percentuali, quello di disoccupazione è al contempo salito di un punto. La metà dei nuovi occupati trova un posto a tempo determinato, solo il 13% firma per un lavoro stabile, la quota restante riguarda gli interinali. L’impennata di iscritti registrata dai centri per l’impiego, pari a 1.400 persone, segnala non tanto una condizione di disoccupazione bensì di diffusione di lavoro precario e a singhiozzo. “Il tema principale del lavoro – spiega Gino Mazzoli, psicologo e curatore del rapporto – è il rientro del fenomeno dell’alta inattività (disoccupati che non cercano lavoro) segnalata nel 2022″.
Tutt’altro che confortanti per il futuro sono le attuali difficoltà dell’industria, per la quale a fine hanno è previsto un calo della produzione dell’1,5%. “Il 2024 – le parole del presidente della Camera di Commercio dell’Emilia, Stefano Landi – presenterà un bilancio ancor più negativo, con un valore della produzione dato in calo dell’1,5% a fronte di una crescita del Pil reggiano dello 0,9%; la ripresa dell’industria in senso stretto è dunque rinviata al 2025, quando si ipotizza una crescita dello 0,8%”.
Dal punto di vista demografico, dopo cinque anni la popolazione aumenta, con 2.300 abitanti in più, trainata soprattutto dagli stranieri.
Per quanto riguarda la salute delle persone, un campanello d’allarme è rappresentato anche quest’anno dal disagio psichico. “Il crollo degli inattivi (-10.800) è andato a popolare soprattutto l’area degli occupati (+ 7.300, con un dato complessivo pari a 242mila occupati, cifra assai vicina al record del 2019), ma anche quella dei disoccupati, con un aumento che sembra riguardare coloro che hanno perso il reddito di cittadinanza e le diverse tipologie di bonus fruiti durante il Covid (22mila persone)”, ha spiegato Mazzoli.
Il tasso di occupazione è così aumentato di quasi 3 punti, ma anche quello di disoccupazione è salito di un punto, con un contemporaneo aumento delle ore di cassa integrazione (poi più che raddoppiate nei primi nove mesi del 2024) e degli iscritti ai centri per l’impiego (+1.400); “un dato, quest’ultimo – ha concluso Mazzoli – che non segnala necessariamente una condizione di disoccupazione, ma anche e soprattutto lavoro precario e a singhiozzo”.
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