REGGIO EMILIA – “Ci possiamo aspettare, come purtroppo il presidente di Confindustria pare si diverta a dichiarare ogni tanto, che, finito questo blocco, ci sarà un’ondata di licenziamenti”. A parlare è il segretario della Cgil di Reggio Emilia Ivano Bosco.
A livello nazionale la stima dei posti in bilico è pari a un 10% dei lavoratori in forza nelle piccole e medie imprese. Circoscritta alla nostra provincia, la dimensione sarebbe di 17mila unità. L’argine ai licenziamenti ha i giorni contati. Dal Governo c’è la disponibilità a una proroga fino al 31 gennaio, proposta “inaccettabile” per i sindacati, che chiedono una tutela fino al termine dell’emergenza Covid19.
“Riteniamo miope il non accettare questa richiesta. Non ci si rende conto di come i lavoro sia, nelle fasi critiche, l’elemento che tiene in piedi il Paese”.
Il termometro della crisi generata dal coronavirus è rappresentato anche dal ricorso agli ammortizzatori sociali. Le ore autorizzate, nei primi sette mesi del 2020, nelle aziende reggiane hanno raggiunto l’ammontare di 23,8 milioni. Nello stesso periodo del 2019 se n’erano contate poco più di un milione. Mentre nel 2011, anno di apice per quanto riguarda gli strascichi della crisi economica esplosa nel 2008, il totale era stato di 11,2 milioni. “E stiamo parlando di anni interi. Siamo già al doppio del dato riferito al periodo della crisi acuta post 2008”.
Anche sul nostro territorio un impatto pesante il covid lo avrà nella ristorazione e negli alberghi, ma anche nelle aziende che operano nella filiera del tempo libero e della cultura. “Variegata può essere la situazione degli altri settori. Penso al manifatturiero e alla meccanica, dove abbiamo risentito della forte crisi dell’automotive. Al contempo, chi produceva pezzi per l’industria dell’agricoltura, oppure per il biomedicale, hanno avuto una richiesta superiore”.
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