VILLA MINOZZO (Reggio Emilia) – Un risarcimento ai parenti delle vittime dell’eccidio di Cervarolo era stato previsto dal processo conclusosi con la condanna dei responsabili. La strada per ottenere tali indennizzi si fa però sempre più in salita.
“Mi aspettavo che la Germania in un modo o nell’altro trovasse una scappatoia, è arrivata proprio l’altro giorno. Di conseguenza, diffido dello Stato tedesco, non dei suoi cittadini che sono stupefatti di quello che hanno commesso i loro nonni in Italia”. La scappatoia di cui parla Italo Rovali, presidente del comitato dei familiari delle vittime, è il ricorso presentato dalla Germania alla Corte internazionale di giustizia dell’Onu, con sede all’Aia, al fine di evitare di pagare i risarcimenti stabiliti dalla giustizia italiana a favore dei parenti dei caduti per mano nazista.
Per quanto riguarda l’eccidio avvenuto il 20 marzo del 1944, in 33 li ottennero, ognuno per decine di migliaia di euro, assieme agli enti locali che si erano costituiti parti civili. Indennizzi che sono stati riconosciuti da una sentenza, confermata in Cassazione nel 2014, che condannò all’ergastolo i responsabili ancora in vita. L’iter per la liquidazione delle somme non ha però mai preso il via. Troppo complicate le richieste di pignoramenti nei confronti sia dei condannati che dello Stato. “Abbiamo avuto l’intuizione di considerare la Germania come responsabile, in qualità di Stato, con dipendenti che hanno eseguito – ha spiegato Rovali – La Germania dovrebbe rispondere di questi aspetti economici. Si sono opposti, hanno concesso dei palliativi, che sono la casa della memoria, il percorso della Resistenza, delle stupidate”.
Rovali ha spiegato che dieci anni fa era stata la stessa Corte dell’Aia a indicare la procedura che i risarcimenti avrebbero dovuto seguire. Consiste in un accordo tra gli stati coinvolti: “Mi piacerebbe sapere quante volte il ministro degli Esteri ha fatto la richiesta alla Germania dell’equo indennizzo stabilito dall’Aia”.
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