REGGIO EMILIA – Due pullman, cinque furgoni, diverse auto. Partenza giovedì scorso da Cagliari, rientro nelle ultime ore dopo aver distribuito in mezza Italia 200 profughi. Della colonna dell’Anas, associazione nazionale di azione sociale, ha fatto parte anche il reggiano Fabio Zani, 64 anni, insegnante in pensione e giornalista per passione, referente dell’associazione per l’Emilia-Romagna.
“Abbiamo una referente a Leopoli e siamo stato in contatto con i Ministeri per capire dove dovessero arrivare le persone che avremmo caricato”, spiega ai nostri microfoni.
I contatti con i ministeri sono continuati anche durante il viaggio, e alla fine la tappa decisa è stata Hrebenne, in Polonia, al confine con l’Ucraina occidentale, dove migliaia di persone aspettano, a meno cinque, attendono dipartire, sperando poi di tornare. Con disperazione ma anche con lucidità. “Ho partecipato a molte altre emergenze, qui, nel dramma, ho visto tanta organizzazione; nessuno di quelli che c’erano hanno detto di voler restare nel loro paese di destinazione, tutti vogliono tornare”. Zani fa poi una sorta di appello: attenzione a non dimenticarci di altri profughi. “Migliaia di persone dal Donbass stanno fuggendo in Russia, non facciamo profughi di serie A e di serie B”.
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