REGGIO EMILIA – Trentadue appartamenti, cento posti letto in comunità e soluzioni di co-housing, infine gli alberghi e gli appartamenti turistici reperiti su Booking e altre piattaforme analoghe. Sono questi gli spazi su cui possono contare, e vedremo con quale spesa, i servizi sociali del Comune di Reggio Emilia per fronteggiare le emergenze abitative di famiglie che, di punto in bianco, restano senza un tetto. Non si tratta di famiglie disagiate e nemmeno di senzatetto, ma di nuclei famigliari numerosi con un reddito, a volte due, che non riescono comunque a trovare un nuovo immobile sul mercato, e che al tempo stesso non hanno i requisiti per poter accedere alle case popolari. “Una tipologia di famiglia che prima della pandemia non vedevamo”, sottolinea l’assessore al welfare Daniele Marchi.
Nel 2019 il Comune ha aiutato in questo modo 84 famiglie, con una spesa complessiva di circa 160mila euro. Nel 2022 le famiglie sono diventate cento, con una spesa totale tra i 400 e i 500 mila euro. Cosa è cambiato? Il tempo di permanenza. se prima era di uno-due mesi, oggi arriva a superare i sei mesi. “Non possiamo lasciare famiglie con bambini in mezzo alla strada”.
Abbiamo documentato un caso, non isolato, nel quale i servizi sociali hanno trovato un miniappartamento in via Liebig dove alloggiare una famiglia di sei persone, con 4 figli minori, a 90 euro a notte, 2700 euro al mese, l’80% a carico dei contribuenti. Una spesa congrua, politicamente ed eticamente accettabile? “Penso che sia una delle spese più improprie che facciamo – risponde Marchi con franchezza – Preferiremmo molto di più dare garanzie per le famiglie, se ci fossero proprietari disposti a fare un contratto di locazione, piuttosto che gestire situazioni di emergenza. Siccome manca l’offerta, anche le risorse che spendiamo sono spese in modo improprio. Ripeto, sarebbe molto più intelligente se ci fosse un proprietario dell’immobile che offrisse alla famiglia la locazione e magari interloquisse con il Comune per una forma di supporto o garanzia”.
E ancora: “In questo momento il mercato immobiliare è in una situazione in cui i proprietari vogliono massimizzare la rendita e minimizzare i rischi. Siccome l’offerta è inferiore alla domanda, possono permettersi di non offrire una opportunità a questa tipologia di famiglie che rischiano di rimanere in mezzo a una strada”.
Infine un appello: “Appello ai proprietari, ma anche all’imprenditoria sociale. Capire che si può fare impresa e attività immobiliare con una vocazione sociale. Su questo ci siamo. Piuttosto che spendere duemila euro al mese per alberghi, preferisco spenderli per un progetto sociale che coinvolga però l’iniziativa privata”.
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