REGGIO EMILIA – Dare una concreta possibilità alle Regioni di crescere esprimendo le loro potenzialità. E’ l’intento della cosiddetta autonomia differenziata. Mentre il governo si appresta ad avviarne l’iter, dal basso ha preso il via una campagna che ha i medesimi obiettivi, ma con una ricetta diametralmente opposta per raggiungerli. Si chiama “Riprendiamoci il Comune” ed è basata su due riforme che se applicate, dicono i promotori, metterebbero a tacere il mantra che si sente pronunciare ogni volta che qualcuno propone la costruzione di una necessaria infrastruttura o il potenziamento di un altrettanto essenziale servizio: “Non ci sono i soldi”.
“E’ sbagliato dire che non ci sono. Perché in realtà ci sono e sono pure troppi. Ma sono in mani sbagliate, o indirizzati a interessi di tipo privatistico e non a interessi generali della collettività”, sottolinea Marco Bersani, coordinatore di Attac Italia.
L’ampio bacino di risorse da mettere a disposizione dei Comuni si chiama Cassa Depositi e Prestiti. I Comuni già vi attingono, ma con tassi di interesse di mercato, gli stessi offerti dalle banche. Tassi che fino al 1990 erano agevolati e che potrebbero tornare ad esserlo con una Cassa Depositi e Prestiti nuovamente sotto forma di ente di diritto pubblico, come chiede una delle due proposte promosse. “Che vada a finanziare tutte le opere a tassi agevolati che i Comuni devono mettere in campo per ragioni sociali”.
La seconda proposta vuole invece riformare la finanza pubblica locale liberandole dal vincolo del pareggio di bilancio. “E inserisce il pareggio di bilancio sociale, ecologico e di genere”.
C’è tempo fino a luglio per sostenere con la propria firma le due leggi. “Vogliamo rivolgerci agli abitanti e agli amministratori che ancora credono nella funzione sociale”, chiosa Flora De Carlo di Rec Reggio Emilia in Comune.
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