REGGIO EMILIA – Non è durata neppure due anni e mezzo la stagione di Marco Mescolini alla guida della Procura reggiana.
Meno, molti meno dei 7 di Giorgio Grandinetti, dei 6 di Italo Materia, degli 8 di Franco Marani e dei 14 di Elio Bevilacqua. Si può dire che la stagione di Mescolini sia cominciata nell’ottobre 2018 con le prime intercettazioni dell’indagine sugli affidi in Val d’Enza e si sia conclusa con un’inchiesta su un’organizzazione georgiana con base a Reggio Emilia specializzata in furti in appartamento, che nelle settimane scorse ha portato a 62 arresti.
Ma la storia personale e professionale di Mescolini è legata anche e soprattutto al ruolo svolto come sostituto procuratore della Dda di Bologna nelle indagini sulla ‘ndrangheta e come pubblico ministero nel processo Aemilia. Quelle indagini, soltanto nei due tronconi principali del processo, hanno portato a 133 condanne. Molti degli imputati sono stati condannati per associazione mafiosa a lunghe pene detentive. Questi non sono tra coloro che in queste ore si dolgono per il trasferimento e la pubblica umiliazione di Mescolini.
Si crea un precedente che non promette nulla di buono. E’ sufficiente che alcuni politici, magari condannati, attacchino un magistrato perché i mezzi d’informazione ne parlino. E’ sufficiente che i mezzi d’informazione ne parlino perché altri magistrati si dicano turbati dal clamore ed esprimano il dubbio che questa o quella scelta del collega sia stata condizionata da considerazioni politiche. E’ sufficiente il sospetto di parzialità per trasferire il magistrato. Chi può uscire indenne da un ingranaggio di questo genere? Comunque: si torna finalmente ai bei tempi andati in cui la ‘ndrangheta non c’era. E se c’era, nessuno la vedeva.
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L’esponente di Forza Italia Giovanni Paolo Bernini ci chiede di specificare che nei suoi confronti non è stata ancora emessa una sentenza definitiva. Bernini, ex assessore ed ex presidente del consiglio comunale di Parma, è stato condannato in primo grado e poi in appello per corruzione nell’ambito di una inchiesta su un appalto a Parma. Ancora non si è pronunciata la Corte di Cassazione.
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