REGGIO EMILIA – Negli ultimi 15 anni nella nostra provincia si sono registrate 2.367 nascite in meno. Un saldo negativo che nei grafici elaborati dall’Ausl balza agli occhi in modo evidente.
Nel 2008, sul territorio erano nati 5.323 bambini e negli anni precedenti i dati erano abbastanza costanti. Proprio dal 2008 è iniziata però una lenta e inesorabile discesa delle nascite, l’ultimo dato utile al 2023 registra 2.956 parti. Dunque, la nostra provincia rientra, a pieno titolo, in quello che gli esperti definiscono “l’inverno demografico” con un -42,5% di nascite; a livello regionale il dato è del -27% con un leggero trend in crescita nell’ultimo triennio.
Nascono meno bambini, ma ci sono ospedali in provincia che resistono come quello di Montecchio, dove nel 2020 erano nati 259 bimbi, nel 2021 604, nel 2022 517 e nel 2023 452. I dati ci dicono anche che negli ultimi 9 mesi diverse famiglie residenti in provincia hanno deciso di fare nascere i figli in strutture pubbliche o private di altre città in regione: a Modena sono nati 477 reggiani, a Parma 80, ma il saldo finale è sempre negativo rispetto all’anno precedente con 87 nascite in meno.
Dentro ai numeri si scopre, poi, la prevalenza di gravidanze patologiche e con fattori di rischio, una maggiore disabilità pediatrica e bambini con patologie respiratorie acute. Tra i fattori di rischio, l’età delle primipare che adesso a Reggio è in media di 31 anni, donne spesso con patologie preesistenti come l’obesità – un 16% a livello provinciale contro un 10% regionale – oppure sofferenti di diabete e ipertensione.
Aumentano anche le gravidanze di donne appartenenti a nuclei famigliari che scontano un disagio sociale. Tutti elementi che fanno capire che il problema non è solo legato alla denatalità, ma anche a una natalità al lumicino che per le sue caratteristiche è destinata a impattare pesantemente in futuro sui costi sanitari e sociali.
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