REGGIO EMILIA – Luoghi di aggregazione per eccellenza, per anziani ma anche per giovani, punto di riferimento e a volte cuore della vita di interi quartieri.
I centri sociali, chiusi almeno fino al 24 novembre come disposto dal Dpcm per limitare la diffusione del Covid, lasciano oggi un vuoto in chi li frequenta. Ancescao ne gestisce 55 in provincia, con circa 13.500 soci. Alcuni di questi, a causa dei mancati introiti e delle spese sostenute per rispettare le normative dopo il lockdown, potrebbero questa volta non riaprire nemmeno. “Sono piccole realtà commerciali, con fornitori e dipendenti, alcuni sono già in difficoltà altri ci stanno arrivando”, ha ammesso Emilia Davoli, del Consiglio direttivo di Ancescao.
Al centro sociale Il Carrozzone, in via Gallinari a Pieve, non si giocava solo a carte o ci si ritrovava la bar. Sono state sospese tante attività svolte insieme all’associazione malati di Alzheimer, ad Auser, alle cooperative sociali del quartiere, le scuole e i percorsi di cittadinanza.
Il centro sociale Il Foscato è per il quartiere il centro della vita e anche un presidio di sicurezza che viene a mancare. “Il Comune con noi è tranquillo, perché se c’è qualcosa che non va noi lo segnaliamo – ha spiegato la presidente, Simonetta Crotti – Speriamo di poter riaprire al più presto, chiediamo al Governo di darci una mano magari per riaprire con ancora più sicurezza. Non possiamo stare chiusi, altrimenti il Foscato muore e questo non
deve accadere”.
Romano Ferretti del Buco Magico “Rispettiamo le regole, aiutateci a gestire la socialità”