REGGIO EMILIA – Attilio Tesei, grado di maggiore della milizia fascista, con alle spalle le campagne di Albania, Grecia, Egeo e Corsica, giunge a Reggio da Perugia dopo il ripiegamento delle truppe di Mussolini per l’avanzata degli alleati anglo-americani. E’ messo a capo dell’Upi, l’ufficio politico investigativo, e diventa subito l’anima nera della repressione del regime. Villa Cucchi, dimora privata requisita in via Franchetti, è il luogo delle torture più efferate. Si punta a infliggere terrore nella popolazione, utilizzando anche una rete di spie.
Villa Cucchi dal novembre 1944 è una galleria degli orrori. Si tortura con corrente elettrica sui genitali o sulle orecchie, con bruciature di ferro da stiro, con strappo dei peli pubici, con legature in pose innaturali per ore e ore, con aghi nei testicoli. Per le donne sevizie con pinze serrate sui capezzoli, stupri, cani usati a leccare i corpi denudati, con sadismo inumano. E’ travolto ogni limite, portando spesso alla morte i torturati. Il vicino carcere dei Servi è il luogo centrale del sistema repressivo, con prigionieri a disposizione per le fucilazioni per rappresaglia, come al ponte del Quaresimo o a porta Brennone. E’ la sorte che tocca anche ad Angelo Zanti e a Paolo Davoli, esponenti del movimento di Resistenza.
Attilio Tesei viene condannato a morte dalla Corte d’Assise straordinaria nel dicembre 1946, ma la pena è commutata in ergastolo in sede di appello a Bologna. Altri condoni fanno scendere ulteriormente gli anni di carcere e un’amnistia del 1959 porta all’estinzione dei reati. Tesei muore a Roma nel 1993, a quasi novant’anni.
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