REGGIO EMILIA – Sono 244 le posizioni processuali sottoposte alla Corte d’Assise straordinaria di Reggio Emilia nel post Liberazione. Le sentenze riguardano uomini del regime fascista responsabili di collaborazionismo con l’occupante tedesco, accusati di uccisioni e torture di antifascisti, di rappresaglie sui civili. Sono 3.117 gli anni di carcere comminati.
Massimo, Storchi, ricercatore storico: “La Corte d’assise di Reggio è quella poi che darà anche più condanne a morte, oltre 50, e ne verranno eseguite sei, che sembrano un numero basso, ma è uno dei più alti in Emilia. Quindi anche questo rigore è un segnale del bisogno di giustizia molto forte nella nostra provincia”.
Il modello delle Corti d’assise straordinarie, voluto dagli stessi Alleati anglo-americani sull’esempio della Francia, prevede cinque giudici popolari accanto a un presidente magistrato. Ma cambia lo scenario col passaggio successivo in Cassazione, dove opera la magistratura ordinaria. “La magistratura è nata dal fascismo e uscita dal fascismo quasi indenne, quindi è chiaro che poi entro il 1954, più o meno, non c’è più un fascista in galera”.
Provvedimenti di clemenza sono condoni e amnistie, di cui la più famosa è quella del ministro della Giustizia, il comunista Palmiro Togliatti. “L’operazione dell’amnistia di Togliatti è stata fatta per chiudere quanto più velocemente quel periodo storico”. Ma a premere per il perdono sono ormai i nuovi governi nati dalla rottura dell’unità nazionale e i mutati rapporti fra le grandi potenze mondiali. “Non dimentichiamo che finisce la seconda guerra mondiale, ma praticamente subito dopo inizia la guerra fredda e quindi gli alleati e il blocco occidentale hanno bisogno di un’Italia pronta, funzionale, in grado di far fronte alle nuove sfide, con i fascisti o senza i fascisti non è decisivo per gli alleati. Quello che preoccupava era stato il nazismo soprattutto, non il fascismo”.
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