RIO SALICETO (Reggio Emilia) – Si chiama Fortunato Santachiara l’ultimo dei fascisti fucilati al poligono di tiro di Reggio, il 26 dicembre 1945. 49 anni, già segretario del fascio di Rio Saliceto, ha fatto parte della Brigata Nera. E’ processato come responsabile dell’eccidio di sette compaesani, massacrati sulla piazza di Carpi il 16 agosto 1944. La strage di Carpi è uno dei tanti episodi terribili del periodo della Repubblica di Salò.
Il giorno di Ferragosto è ucciso da una squadra di gappisti, nella frazione di Migliarina, un colonnello della Guardia Nazionale repubblicana. I fascisti carpigiani per rappresaglia effettuano un vasto rastrellamento che coinvolge anche il Comune di Rio Saliceto. La furia è tale che in una sparatoria all’impazzata uccidono un ignaro contadino e perfino uno dei loro. I prelevati, portati a Carpi, sono torturati ferocemente strappando loro le unghie delle mani e dei piedi. Il giorno dopo, mentre si svolgono i funerali del caporione fascista, 16 prigionieri, fra cui sette di Rio, sono fatti sdraiare sul selciato antistante il castello dei Pio e sono trucidati a colpi di mitra.
L’anno seguente, il 10 agosto 1945, Fortunato Santachiara è processato con l’accusa di aver redatto la lista delle persone del suo paese da catturare. Ne segue la condanna a morte. L’esecuzione è l’ultima dopo quella del capitano Cesare Pilati e dei torturatori di villa Cucchi. Tutti gli altri 50 condannati a morte usufruiranno dell’amnistia varata nel 1946.
Per Fortunato Santachiara, in un processo di revisione a Bologna su istanza della famiglia, la sentenza di colpevolezza è annullata nel 1954. E’ scagionato, ma in base alla sola testimonianza di due ex camerati di Rio Saliceto, che dichiarano la sua estraneità alla strage.
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