REGGIO EMILIA – Rendere utilizzabile per un trapianto il cuore di un paziente deceduto con arresto cardiaco e non per morte cerebrale. E’ la nuova frontiera negli interventi con cui si sostituiscono organi. Solitamente i cuori destinati a persone in lista d’attesa provengono da prelievi eseguiti ‘a cuore battente’. Al massimo, da un cuore che ha cessato di battere, vengono ricavate le valvole cardiache. Il cuore che mercoledì scorso è stato prelevato, al Santa Maria Nuova, grazie ai professionisti dell’azienda Ausl di Reggio, ha potuto invece, nella sua integrità, tornare a svolgere funzioni vitali nel corpo di un’altra persona. Lo ha fatto nonostante lo scoglio dei venti minuti di elettrocardiogramma previsto dalla legge italiana, tempistica che in altri Paesi è lunga un terzo. Un fattore, la durata, dal quale dipende il deperimento dei tessuti.
Una donazione di questo tipo, è la quinta volta che viene realizzata a livello nazionale, la terza in regione. L’obiettivo del trapianto è stato raggiunto con l’ausilio di un macchinario neccessario per la circolazione extracorporea. Un dispositivo, del valore di 140mila euro che un anno e mezzo fa è stato messo a disposizione della Struttura di Anestesia e Rianimazione in seguito a una raccolta fondi della onlus Grade e dell’Associazione Lodini.
L’intervento ha coinvolto nell’insieme una cinquantina di professionisti. Quelli reggiani sono stati supportati dagli specialisti del Policlinico Sant’Orsola di Bologna, col tutto coordinato dal Centro regionale trapianti dell’Emilia-Romagna. Attraverso una nota la direzione generale dell’Ausl ha ringraziato i familiari del donatore, dal quale i chirurghi hanno potuto prelevare anche altri organi toracici e addominali, quali polmoni, reni e fegato destinati anch’essi a reimpianti in più pazienti in attesa.
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