REGGIO EMILIA – Una serata per ricordare Don Angelo Cocconcelli e la sua resistenza. All’Iren Green Park, nel corso della Festa dell’Unità provinciale, è stato dedicato un dibattito pubblico alla figura del prete e partigiano deceduto nel 1999, a 87 anni.
Per 58 è stato il parroco della chiesa di San Pellegrino, gli ultimi tre condivisi con Don Giuseppe Dossetti. Proprio Dossetti, presente all’incontro, ha ricordato il suo carattere. ‘Era una persona dalla schiena dritta, non aveva paura di polemizzare – ha esordito Dossetti – Anzi la polemica gli piaceva.
Ebbe degli scontri anche un po’ con tutti, però era una persona talmente amabile e sincera che anche quelli che non la pensavano come lui lo stimavano molto’. Originario di Cavriago, Don Angelo Cocconcelli diventò sacerdote nel 1936, a 24 anni. Poi il trasferimento in Slesia, come cappellano dei lavoratori italiani emigrati, mentre nel 1941 l’arrivo a San Pellegrino.
Fin dall’8 settembre 1943, giorno in cui venne reso noto l’armistizio di Cassibile, cominciò la sua resistenza. ‘L’8 settembre, lo sfacelo dell’esercito italiano, c’erano oltre 2000 soldati concentrati alla caserma Zucchi – racconta Dossetti – Lui entrò fingendosi un idraulico oppure un operaio: sotto la sua tuta da lavoratore ne aveva altre 10 che portava ai soldati insieme a documenti falsi, per consentir loro di poter scappare’.
Il suo contributo non finì qui. A spiegarlo Paolo Burani, che ha scritto un libro nel 2001 dedicato proprio a Don Angelo Cocconcelli. “Dobbiamo ricordare che lui è stato prima di tutto un sacerdote, quindi un partigiano non armato – specifica Burani – Nel periodo della guerra è stato uno dei fondatori del CLN della provincia. Nel corso degli anni la canonica di San Pellegrino è diventata un punto fondamentale della resistenza a Reggio Emilia, è stato amico di Don Pasquino Borghi, poi è andato anche lui in montagna ed è sempre stato un punto di riferimento dell’antifascismo reggiano”.
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