REGGIO EMILIA – Monsignor Eleuterio Agostini, uno dei protagonisti della storia della Chiesa reggiana, è stato ospite ieri sera di Decoder su Telereggio.
“Certamente, la Chiesa deve adeguarsi a questo sviluppo. Anzi, a mio parere siamo un po’ in ritardo da questo punto di vista”. Alla soglia dei 97 anni, monsignor Agostini non ha perso la voglia di scrivere, di riflettere e di incitare la Chiesa a rinnovarsi. Niente male per un sacerdote la cui vocazione maturò alla metà degli anni Quaranta nel seminario di Marola, a cui si era iscritto – lui originario di Castelnovo Monti – perché non era stato ammesso alla scuola tecnica. Rettore era all’epoca Luigi Bronzoni.
“Mia madre disse a monsignor Bronzoni: guardi che noi non spingiamo perché nostro figlio diventi prete e neppure lui lo vuole. Ricordo Bronzoni che disse: ‘Signora, queste cose non dipendono né da me, né da lei”. Il viaggio di don Eleuterio nella Chiesa reggiana è stato lungo: sacerdote dal 1949, insegnante in Seminario per oltre 20 anni, parroco di Sant’Alberto, in città, per quasi 35, direttore dell’istituto Artigianelli, prodelegato diocesano per l’Azione Cattolica e consulente spirituale delle Acli. Per monsignor Agostini, il cristianesimo è una religione diversa dalle altre, perché esalta il ruolo dell’uomo. Don Eleuterio resta un sostenitore del celibato dei sacerdoti e pensa che la Chiesa non possa disinteressarsi della politica: “Lo deve fare non imponendo una legge che verrebbe da Dio, ma entrando nel vivo dei problemi”.
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