REGGIO EMILIA – Nell’ultimo anno scolastico i casi di disturbi specifici dell’apprendimento segnalati negli istituti reggiani, dalle elementari alle superiori, sono stati 4.657. La problematica più diffusa risulta la dislessia. Si tratta di numeri in aumento rispetto agli anni precedenti come emerso dal rapporto dell’ufficio scolastico regionale pubblicato nei giorni scorsi. Dieci anni fa le segnalazioni erano state 1.606. Un incremento che, peraltro, interessa tutta l’Emilia Romagna.
Come interpretare questo fenomeno? “Dietro a questo aumento c’è sicuramente un lavoro fondamentale di formazione fatto anche dall’associazione italiana dislessia verso i docenti che sono molto più attenti – dice Manuela Caraffi, coordinatrice regionale dell’Associazione Italiana Dislessia -: hanno creato una consapevolezza in questi ultimi anni”.
La pandemia ha avuto un effetto? “Per chi aveva una difficoltà che ancora non era stata individuata come disturbo dell’apprendimento, con la dad i problemi si sono evidenziati: automaticamente c’è stato un incremento – risponde la dottoressa Caraffi – Altra cosa importante è stato il rapporto con i genitori: con la dad il genitore è stato in grado di vedere alcune difficoltà del figlio, che solitamente non vedeva”.
A Reggio Emilia l’Associazione Italiana Dislessia può contare su una decina di volontari attivi e su circa 500 famiglie iscritte. Quali sono le difficoltà che una famiglia si trova a sostenere e quale il messaggio che l’associazione intende rivolgere? “Quello che sento più di tutto è la paura di fronte a una cosa che non si conosce. E’ qualcosa di diverso e purtroppo la nostra società è ancora improntata sul “diverso uguale sbagliato”. Queste sono le cose che terrorizzano i genitori. Alle famiglie posso dire che non sono soli e di non avere paura“.
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