REGGIO EMILIA – “Egregio Direttore, vorrei avere spiegazioni sulle ragioni che hanno portato, in questa situazione di pandemia, alla riapertura delle discoteche”.
Inizia così una accorata lettera firmata arrivata in redazione da parte di un genitore che pone alcuni spunti di riflessione.
“Mia figlia adolescente martedì sera scorso è andata a ballare. Ho fatto quel che potevo per impedirglielo ma ad un certo punto sarei dovuto passare alle maniere forti, quelle che si usavano un tempo, maniere che oggi mi sarebbero costate una denuncia per maltrattamento di minori (e sto parlando di un paio di sberle e una clausura in camera per un giorno, salvo fuga dalla finestra). Certo bisogna essere comprensivi con questi poveri adolescenti e con i proprietari delle discoteche il cui fallimento metterebbe a rischio l’economia nazionale, europea e forse mondiale. Fatto sta che sabato sera scorso mia figlia ha iniziato a manifestare il malessere tipico da Covid, domenica febbre alta e tutto il resto, esito del tampone positivo”.
E ancora: “Ora vorrei con lei, che è una persona intelligente, fare la conta dei danni conseguenti a tutta questa comprensione che dobbiamo agli adolescenti e ai proprietari delle discoteche: oltre alle forse 200/300 o più (?) persone presenti alla magnifica serata, all’insegna dei bei vecchi tempi andati, ci saranno almeno una decina di contatti diretti di mia figlia con altri amici nel periodo di incubazione e a cascata le loro famiglie, una classe del liceo frequentata il sabato mattina che forse andrà in DAD, io oggi (e probabilmente nei prossimi 15 giorni) a casa a lavorare perché, grazie al cielo posso farlo in smart e così moltiplicato non so quante volte ma almeno per tutti gli inarrestabili e spensierati ballerini del martedì ante Immacolata.
La società è piena di sapientoni che, in ogni ambito e ad ogni livello, continuano a dire che noi tutti e soprattutto i nostri ragazzi siamo “circondati” da terribili pericoli visibili e invisibili: smartphone, social, alcool, droghe, Covid, inquinamento, etc, e cosa viene fatto seriamente a livello legislativo per dare una mano alla società e alle famiglie per combattere questi pericoli?
C’è una norma del codice civile che così recita: “Chiunque cagiona danno ad altri nello svolgimento di un’attività pericolosa, per sua natura o per la natura dei mezzi adoperati, è tenuto al risarcimento, se non prova di avere adottato tutte le misure idonee a evitare il danno” (art. 2050).
Pare che non gliene freghi realmente niente a nessuno”.











