BRESCELLO (Reggio Emilia) – C’è stato un lungo lasso di tempo, dal 2008 al 2015, in cui sarebbe avvenuto il deposito delle scorie. E poi c’è stato un periodo ancora più lungo, dal 2016 a oggi, in cui tutto sarebbe rimasto immobile, sottoterra, dopo la scadenza della convenzione urbanistica e le successive proroghe. E’ in queste due fasi che, per la procura, viaggia in parallelo l’azione dei cinque funzionari di Arpae indagati per falso ideologico in atto pubblico. Claudio Marcos Gianolio Lopez, Giuseppe Ghizzoni, Michele Frascari, Tommaso Mazza e Annamaria Carpi avrebbero concorso, dicono gli inquirenti, nel dichiarare il falso, dicendo che quei valori anomali e troppo alti di ferro e arsenico che emergevano dai monitoraggi e dai rapporti di prova del terreno del sito a Dugara di Brescello erano dovuti a origini naturali, ovvero a una particolare composizione geochimica del terreno.
Elementi non preoccupanti, quindi; non così per la procura, che parla di falde acquifere inquinate. I dipendenti di Arpae in questione erano in servizio presso la sede di Novellara del Servizio territoriale. I monitoraggi erano diventati all’incirca biennali dal 2016, dopo la scadenza della convenzione urbanistica e delle successive proroghe.
Il responsabile del servizio è Michele Frascari, lo stesso che lo scorso febbraio ha coordinato l’intervento sul sito Inalca dopo l’incendio: sono la sua, e dei quattro tecnici che si sono alternati, le firme ai rapporti che si sono succeduti nel 2017, nel 2020, nel 2022, ciascuno dei quali rimandava al precedente quanto ai risultati sulla composizione del terreno. Ma nel corso delle acquisizioni documentali fatte dai carabinieri nella sede dell’agenzia ambientale nessun atto sarebbe stato trovato che giustifichi la correlazione tra composizione del suolo e valori, e nulla che dica che ferro e arsenico fossero presenti in egual misura prima del conferimento dei rifiuti. Nel 2024 però è la stessa Arpae a ritirare l’Aia, ordinando alla Dugara di procedere alla gestione dei rifiuti. Ed è sempre la stessa Arpae a informare la procura, alla fine dello scorso anno, in seguito ad una visita ispettiva, che l’opera di gestione dei rifiuti non era stata avviata.
Arpae, auspichiamo che l’inchiesta accerti la correttezza dei tecnici: “Piena disponibilità a collaborare”
Arpae auspica che “l’iter giudiziario possa accertare il corretto operato del proprio personale, che ha ricondotto i superamenti dei valori di metalli riscontrati a valori di fondo naturale, come riportato nei documenti tecnici redatti in proposito. Si tratta quindi di aspetti tecnici su cui peraltro le strutture dell’Agenzia hanno già da tempo disposto di proseguire i monitoraggi dell’area, in un’ottica di prevenzione ambientale”. Lo scrive l’agenzia regionale, dopo la notizia del coinvolgimento di alcuni tecnici nell’indagine di carabinieri e Procura di Reggio sull’area del polo logistico Dugara a Brescello.
L’agenzia manifesta anche, “come sempre, la piena disponibilità a collaborare con l’autorità giudiziaria, sul cui operato ripone la massima fiducia”.
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