VENTASSO (Reggio Emilia) – Nessun assessore dell’Unione Montana né il presidente dell’ente all’epoca dei fatti sono indagati per il disboscamento in Alta Val d’Enza: Tiziano Borghi, il presidente attuale, interviene pubblicamente per precisare questo aspetto. L’indagine è quella della Procura di Reggio per disastro ambientale colposo in relazione al taglio di circa 40mila conifere sul Monte Segalari e sul Monte Ledo, avvenuto tra il 2017 e il 2018. Sei le persone denunciate a piede libero. Oltre a due esponenti aziendali dall’austriaca Holz Klade e a un legale rappresentante della Amabile Legnami di Udine, sono indagati anche un tecnico e un dipendente dell’Unione Montana. Tra le ipotesi di reato su cui indaga la Procura c’è anche falsità commessa dal pubblico ufficiale in atto pubblico.
La procedura autorizzativa, spiega Borghi, avvenne esclusivamente attraverso atti dirigenziali in cui gli amministratori non ebbero parte. I progetti di disboscamento nell’Alto Ramisetano non furono esaminati insomma né dalla Giunta, né dal consiglio dell’Unione, perché le norme non lo prevedono. Per quanto riguarda i dipendenti coinvolti nell’inchiesta, Borghi si dice convinto ‘che abbiano sempre agito in buona fede’.
Resta il fatto che il progetto approvato non è stato rispettato, perché abeti, pini e larici tagliati avrebbero dovuto essere sostituiti sia al Monte Ledo che al Monte Segalari da 4-5mila tra faggi e aceri. Lo stesso assessore alla Forestazione e alla difesa del Suolo dell’Unione, Aronne Ruffini, interpellato da TG Reggio, assicurava nell’agosto 2018 che il cimitero di alberi sarebbe presto stato sostituito da un nuovo bosco. “Nel tempo, nel giro di qualche anno, l’aspetto visivo sarà ricolmato e l’aspetto ambientale sarà molto positivo”.
Ora le indagini della Procura e un semplice colpo d’occhio dicono che le cose non sono andate così. Chi doveva verificare che, una volta rase al suolo le abetine, si procedesse al rimboschimento, come prevedevano i progetti autorizzati? Il Servizio Forestale dell’Unione, a cui competono i sopralluoghi in collaborazione con le Guardie forestali della Regione. Ma qualcosa non ha funzionato. Solo nel marzo scorso è stato avviato un procedimento per la rimozione di 2mila metri cubi di scarti delle operazioni di taglio abbandonati, che rischiavano di alimentare incendi. Un procedimento notificato alle due aziende forestali coinvolte e all’agronomo Giorgio Govi, direttore dei lavori.
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