REGGIO EMILIA – Uno degli aspetti non certo secondari del progetto Silk Faw riguarda i dipendenti che in questi mesi hanno continuato a lavorare sia negli uffici del Tecnopolo che in quelli all’interno di una palazzina al Campovolo dove Silk Sports Car, il nome dell’attuale ragione sociale della joint venture sino-americana, ha iniziato le proprie attività.
Si tratta di circa 40 tra ingegneri e progettisti che per la maggior parte arrivano da altre città e che oggi, con le incertezze che pesano sull’intera operazione e dopo diversi stipendi non pagati, hanno deciso di rivolgersi alla Fiom Cgil di Reggio per chiedere di essere tutelati. Mancano le retribuzioni di giugno, luglio e agosto.
La Fiom ha svolto due assemblee, l’ultima negli uffici al Campovolo, e definito una lista di richieste da porre alla direzione aziendale. La prima è di veder retribuito il lavoro svolto, a partire dagli arretrati, ma la domanda forte emersa dall’assemblea riguarda l’utilizzo di ammortizzatori sociali se le attuali condizioni economiche dell’azienda non dovessero consentire la piena attività per tutti gli addetti. Nelle settimane scorse alcuni lavoratori si erano già dimessi per giusta causa e il sindacato e il suo segretario Simone Vecchi, su mandato dei lavoratori, ha chiesto all’azienda di valutare un “diritto di riassunzione futura” alle medesime condizioni.
Non si è parlato di rogito e acquisto di terreni, ma di come concretamente tutelare la forza lavoro della start up che non dipende dalla proprietà del terreno di Gavassa bensì dalla continuità del finanziamento del progetto delle nuove auto. I dipendenti si sono detti disposti a continuare a lavorare per Silk Sports Car e auspicano che il progetto prosegua. I vertici di Fiom hanno incontrato l’amministratore delegato, Giovanni Lamorte, con la promessa che entro pochi giorni si arrivi ad una soluzione certa.
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