REGGIO EMILIA – Europa Verde, non ci sta e torna a criticare la scelta del Governo di nominare un commissario per la costruzione della Diga di Vetto. Il consigliere regionale Paolo Burani, presidente della commissione ambiente, in una nota chiarisce le ragioni del dissenso: “Apprendiamo da anticipazioni di stampa che l’iter per la nomina del commissario alla diga di Vetto è alle sue fasi finali, con l’ormai imminente nomina del professor Stefano Orlandini, dell’università di Modena e Reggio, a commissario per la diga di Vetto. Nei mesi scorsi abbiamo criticato una scelta da parte del governo della Meloni che abbiamo definito miope, sprecona ed antidemocratica”.”
Burani continua: “Miope perché non guarda assolutamente a come il mondo intero sta modificando le proprie pratiche per la gestione degli alvei fluviali. Le grandi opere, come le vogliono Salvini e Meloni, appartengono al ventesimo secolo, oggi servono soluzioni mirate, diffuse sul territorio, che rispondano ai fabbisogni e ai criteri nel contesto di un percorso di pianificazione condiviso. Sprecona perché non tiene conto dei lavori fatti fino ad ora, come anche lo studio di fattibilità voluto e finanziato dalla Regione Emilia-Romagna di cui si attendono a breve gli esiti. Antidemocratica perché non tiene conto di tutti i processi partecipati che i territori hanno portato avanti per una soluzione che tenesse insieme rigore scientifico, fattibilità economica dei progetti e interesse collettivo. Ci era sembrato naturale ed ovvio che si dovessero rispettare le prerogative della Regione, che non si buttasse in un sol colpo il lavoro dell’Autorità di Distretto del fiume Po finalizzato ad avviare un percorso partecipativo, che da due anni si sforza di coinvolgere attori sociali, cittadini, imprese e enti locali nelle scelte che riguardano una intera valle, quella dell’Enza. Non da ultimo, con la nomina del commissario, risulterebbero sminuite anche gli studi in ambito tecnico – economico del DOCFAP che faticosamente la Bonifica Emilia Centrale sta concludendo”
Secondo Burani: “La Regione Emilia-Romagna deve reclamare il suo ruolo di primaria importanza nella gestione del territorio, anche, per esempio, arrivando a una formulazione dei nuovi piani di gestione della vegetazione ripariale che mancano da anni, tenendo presente gli obiettivi del regolamento europeo sul ripristino della natura che prevede di rinaturalizzare 25.000 chilometri di corsi d’acqua. Chiediamo che procedure come il Contratto di Fiume, messa in piedi con fondi e fatica della regione e dell’Autorità di Distretto del Po vengano rispettate e che si dia ascolto alle amministrazioni e popolazioni locali invece di esautorarle attraverso un commissariamento che dovrà comunque fare i conti con la totale mancanza di risorse, anche solo per la progettazione definitiva”
“Come Europa Verde – conclude Burani – metteremo in campo nelle sedi istituzionali e politiche, a partire dalla Regione, tutte le azioni necessarie per riportare nell’alveo della pianificazione partecipata la scelta degli interventi necessari a rispondere ai bisogni della comunità della Val d’Enza e dell’ambiente fluviale”.