RUBIERA (Reggio Emilia) – Incontro pubblico, ieri sera, con Giuseppe Antoci, ex presidente del Parco dei Nebrodi in Sicilia, ospite del Comune. Questa mattina Antoci ha incontrato gli studenti dello “Scaruffi” di Reggio e dell’istituto “D’Arzo” di Montecchio, questa sera sarà invece a casa Cervi. Antoci ha ingaggiato una dura lotta alle organizzazioni mafiose, che lo costringe a vivere sotto scorta.
Siciliano, laureato in economia, è entrato nel mirino delle organizzazioni mafiose quando, da presidente del Parco dei Nebrodi, si è posto l’obiettivo di bloccare gli affari sporchi dei clan criminali che si accaparravano fondi europei destinati alla pastorizia in quel territorio fra le province di Messina, Catania ed Enna. “Abbiamo capito che c’erano dei rendimenti che sfioravano il 2mila per cento, a rischio zero”.
Antoci ha ideato un protocollo di legalità che è diventato legge. La reazione è stata un attentato da cui si è salvato grazie all’auto blindata e al coraggio della scorta. Invita Reggio Emilia a difendere i protocolli di legalità, che anche qui sono stati adottati contro le infiltrazioni della ‘ndrangheta. “Penso – le sue parole – che non si debba avere paura dei controlli. Mi preoccupa se c’è paura dei controlli. Attaccando strumenti importanti come i protocolli, si rischia di far tornare indietro anche questo territorio. Io mi auguro, invece, che ci sia compattezza e che si faccia muro contro chi vuole indebolirli. Sarebbe un grande passo indietro”.
Un altro strumento di lotta alle organizzazioni criminali sta a cuore ad Antoci: “Sono vivo grazie alle intercettazioni. Mi pare che siamo partiti un po’ alti, adesso si è scesi. Non più quelle di mafia, ma attenzione ai reati spia. Indagini che partono dalle procure ordinarie, poi proprio perché viene fuori l’aggravante mafiosa passano alle Dda. Intercettare e punire chi ne fa un uso distorto, ma salvaguardare uno strumento che è fondamentale”.
E, infine, un appello accalorato: “Si deve fare la nostra parte ogni giorno dove ci troviamo. Se facciamo i bancari, i sindaci, i professori, gli insegnanti, gli impiegati, i cittadini. Senza attivare il silenzio”.
Gian Piero Del Monte
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