REGGIO EMILIA – “Le condotte contestate agli imputati, contestualizzate correttamente come realizzate in seno all’esecuzione della sanzione disciplinare e della perquisizione personale a carico del detenuto, non si sono dimostrate atti di violenza gratuita”.
E’ uno dei passaggi cruciali della motivazione della sentenza con cui il gup del tribunale di Reggio Emilia, Silvia Guareschi, lo scorso 17 febbraio ha condannato 10 agenti di polizia penitenziaria imputati per il pestaggio di un detenuto. Non riconoscendo, però, diversamente da quanto chiesto dalla procura, il reato di tortura né le lesioni, con il risultato che la pena più alta inflitta è stata di 2 anni a fronte di richieste del pm Maria Rita Pantani che arrivavano fino a 5 anni e 8 mesi. Per il giudice si configurano invece i reati di abuso di autorità contro detenuto in concorso e le percosse, oltre alla falsità ideologica per tre relazioni di servizio non veritiere.
Il caso risale al 3 aprile 2023 e fu documentato da un video delle telecamere di sorveglianza interne al carcere.
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