REGGIO EMILIA – “Il Ministero della Giustizia è responsabile civile”. Lo ritiene l’avvocato del detenuto che lo scorso 3 aprile è stato picchiato in carcere a Reggio. L’avvocato Luca Sebastiani ha presentato istanza di citazione chiedendo al dicastero 180mila euro, frutto di una perizia medico-legale di parte che ha quantificato i danni morali, fisici e psicologici patiti dal 41enne di origine tunisina aggredito appena dopo essere uscito dall’ufficio della direttrice. E’ iniziata l’udienza preliminare e il pm Maria Rita Pantani ha chiesto il rinvio a giudizio per dieci agenti di polizia penitenziaria che quel giorno, con ruoli diversi, secondo le indagini presero parte al pestaggio: chi denudando il detenuto, chi picchiandolo, chi incappucciandolo, chi ‘dirigendo’ le azioni degli altri e chi redigendo false relazioni sulle circostanze dell’accaduto.
Il gip deciderà l’8 aprile se e chi rinviare a giudizio, ma anche se accogliere la richiesta di Sebastiani e le richieste di costituzione di parte civile avanzate, oltre che dalla parte offesa, dalle associazioni Antigone di Roma e Yairaiha di Cosenza che si occupano dei diritti delle persone private della libertà personale, nonché dal Garante nazionale per i detenuti e da quello regionale. Il detenuto, ovviamente trasferito da Reggio e attualmente ristretto a Piacenza, era in aula e lo erano anche gran parte degli agenti.
“E’ molto più fiducioso e sereno rispetto all’aprile dell’anno scorso, anche perché, a differenza di quel momento, si sente ascoltato e tutelato nei suoi diritti”, ha detto il suo legale.
Secondo i difensori dei poliziotti, gli indagati “vivono la vicenda con una pressione particolare, l’attenzione mediatica è importante”, con riferimento anche al video diffuso qualche settimana fa in cui la telecamera del corridoio del carcere riprende il pestaggio: “I fatti, al di là della rappresentazione che è stata data, devono essere compresi, valutati, contestualizzati”, ha commentato l’avvocato Nicola Tria.
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