REGGIO EMILIA – La politica si divide sull’esito dei referendum. Il centrosinistra sottolinea il successo di consensi per i quattro quesiti sul lavoro; il Governo replica con il dato oggettivo del mancato raggiungimento del quorum. Più del duello Schlein-Meloni, però, colpiscono i numeri del quesito sulla cittadinanza. Ne abbiamo parlato con il senatore Delrio che 14 anni fa promosse il disegno di legge mai approvato sullo Ius Soli.
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All’appello mancano più di 3 milioni e 200mila voti. Dai quasi 12 milioni 250 mila del quesito che ha ricevuto più ‘sì’, quello sul jobs act, ai poco più di 9 milioni di favorevoli ad accorciare i tempi della cittadinanza da 10 a 5 anni. E’ questo il tema più significativo, e forse inatteso, del referendum. Un quinto di elettori dell’area vasta di centrosinistra, quelli che hanno sonoramente bocciato il Jobs Act di Renzi e votato in modo convinto gli altri tre referendum sul lavoro, tutti con percentuali bulgare sopra l’87%; sulla cittadinanza si sono spaccati: 2 terzi per il ‘sì’, ma più di 3 milioni hanno detto ‘no’. Numeri assoluti diversi, ma percentuali analoghe anche nel reggiano con il 37,3% di contrari in provincia e il 32,7% in città. Un messaggio chiarissimo degli elettori che ha aperto il dibattito soprattutto nel Pd.
“Sono persone completamente integrate – dice il senatore Graziano Delrio – pagano le tasse, contribuiscono alla crescita del nostro Paese. Non siamo riusciti a tirare via questa paura e noi dobbiamo continuare a insistere, a portare i dati di fatto, a far capire che gli immigrati che si sentono cittadini non delinquono, non sono più pericolosi degli altri, e che quelli che delinquono vanno trattati alla pari degli italiani, cioè vanno messi in carcere e perseguiti”.
Passato il referendum, tocca di nuovo alla politica e Delrio invita il Pd a riaprire il confronto con Forza Italia sullo Ius Scholae, per non far sentire stranieri bambini nati in Italia, che studiano in Italia e parlano il dialetto: “Se loro sono pronti, io sono perché il Pd accetti di fare un percorso. In quella proposta di legge c’era anche lo ius scholae, cioè il fatto che dopo un ciclo scolastico, un ciclo scolastico e mezzo si potesse ottenere la cittadinanza. Oggi un bambino, un ragazzino ottiene solo a diciott’anni la cittadinanza, ma se è nato in Italia non sa nemmeno la lingua di origine, ma solo l’italiano e parla il dialetto”.
E tra Meloni e Schlein chi ha ragione nell’intestarsi la vittoria politica dei referendum. Delrio che sostenne il Jobs act sottolinea come temi complessi come il diritto del lavoro non devono essere affrontati con un referendum e che quando vince l’astensionismo, perdono sempre tutti. “Non si riforma una riforma del lavoro con dei referendum. La riforma del lavoro si riforma facendo un’altra riforma e discutendo di quello che è andato bene e di quello che è andato male. Però quando la gente non va a votare è una sconfitta per tutti, destra e sinistra, perché la democrazia vive della partecipazione della gente”.
Reggio Emilia Referendum Pd Graziano Delrio Forza Italia ius scholae astensionismoReferendum bocciati, è mancato il quorum. VIDEO | DATI | ANALISI