REGGIO EMILIA – “Perfetti sconosciuti”. Così gli inquirenti definiscono il rapporto tra Gaetano Lombardi e i ragazzi contro i quali ha fatto fuoco.
Lombardi è arrabbiato. Lo dirà, infatti, alla polizia che lo arresta: “Sono stati maleducati, mi è scattato qualcosa”. Poco prima della sparatoria, in piazza Martiri del 7 Luglio, ha un diverbio con quei ragazzini, o almeno questo lui racconta durante l’interrogatorio. Dice che si urtano a piedi e che uno dei giovanissimi lo prende in giro chiamandolo “vecchio”. Lui gli dà un pugno, l’altro lo spintona. Sembra finita lì, invece no. Mentre i ragazzi proseguono e imboccano via Crispi, lui fa un altro giro e arriva in piazza Del Monte dalla parte opposta. Vede il gruppetto, la pistola l’ha già con sé ed è carica.
Non è terrorismo, non è una strage in un college americano lontano da noi. E’ Reggio Emilia e sono le 22.50 di un sabato, in giro c’è gente. Gente con le mascherine, perché il Covid è tornato a fare paura, ma improvvisamente la paura la fa un uomo che spara ad altezza viso. Il suo obiettivo è il giovane che lo ha deriso, che infatti ferisce in maniera grave colpendogli una scapola.
Si chiama Salah Eddine, ha 20 anni, nella notte è stato operato. E’ in prognosi riservata al Santa Maria Nuova di Reggio Emilia. Ma Lombardi, 43 anni, di colpi in tutto ne esplode nove e colpisce di striscio altri quattro ragazzi che hanno tra i 17 e i 18 anni. Sono stati medicati e dimessi, una specie di miracolo.
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