REGGIO EMILIA – Un Capodanno in Bosnia per le 31 persone della missione umanitaria organizzata dall’associazione “Fabio – vita nel mondo onlus”, genovese ma attiva anche nel Reggiano e nel Modenese, per consegnare 40 quintali di generi alimentari nella zona di Mostar, nel sud del paese. Della spedizione hanno fatto parte anche sette reggiani: Daniele Bonacini di Rubiera, Maurizio Tamburini di Arceto, Jacopo Marziano, Monica Catellani, Savio e Marilena Malavasi di Reggio Emilia e Andrea Boni, operatore di Telereggio.
“Con il nostro viaggio – spiega Elena Burlando, presidente dell’associazione – forniamo aiuti ai profughi della guerra in Bosnia tra il ’91 e il ’95, rifugiati nel sud del paese. Partendo dal campo di Tasovcici, che ospita profughi cattolici, ci spostiamo verso un campo più piccolo, vicino, fondato da una suora irlandese. Qui sono in prevalenza anziani. Poi, proseguiamo negli orfanotrofi musulmani e ortodossi coi quali collaboriamo: il primo a Bjelave, finiremo a Mostar est”. L’associazione sostiene i costi delle medicine e delle visite specialistiche, oltre a progetti creativi, dall’arte allo sport.
Queste attività prendono il nome di “angelo custode”, perché riguardano prevalentemente bambini e ragazzi degli orfanotrofi oppure provenienti da realtà familiari di grave abbandono o povertà, indipendentemente dall’etnia o dalla confessione religiosa. Così, a fianco di un sostegno psicologico, i volontari forniscono un aiuto concreto fatto di pacchi alimentari che derivano da raccolte davanti ai supermercati, tra amici e per passaparola fino ad arrivare alla consegna nei territori interessati. Nell’ultima spedizione di Capodanno, sono stati riempiti quattro furgoni. E prima, sempre quest’anno, ci sono state altre spedizioni di aiuti: per l’Immacolata, ad ottobre e in agosto.
A più di 25 anni dalla fine della guerra, in Bosnia esistono ancora i campi profughi. Ma ci sono anche famiglie con bambini malati che non riescono a provvedere a se stesse. L’unica alternativa rischia di essere l’orfanotrofio. “Il nostro compito – spiega Burlando – è quello di esserci per comprendere, perché alle volte l’emergenza si allarga o si restringe e noi dobbiamo così tarare gli aiuti economici”.
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