REGGIO EMILIA – “E’ un costo maggiore un 14enne lasciato a se stesso, piuttosto lavorare al suo recupero per reinserirlo in società”. Antonio Soda è un educatore che lavora sul nostro territorio, con enti, cooperative e istituzioni, in progetti di formazione rivolti ai minorenni. Adolescenti che spesso si trovano a vivere in condizioni di difficoltà e fragilità.
Commenta con forte perplessità il decreto varato dal Governo che prevede un inasprimento delle misure repressive nei confronti di giovanissimi autori di reati. “Un 14enne che uccide, rapina o spaccia deve pagare come paga un 50enne” aveva dichiarato nelle ultime ore il ministro Matteo Salvini, principale sostenitore del giro di vite.
“Non c’era bisogno di altri decreti. L’esperienza ci insegna che la giustizia minorile funziona bene. Tanti ragazzi sono alla messa alla prova”, continua Soda. Secondo l’educatore è fondamentale, invece, investire nella scuola, nella cultura, nei percorsi rieducativi.
Il decreto prevede che nel caso in cui il giovane risulti condannato – anche non in via definitiva – si veda vietare l’utilizzo di social, web e telefoni cellulari. “Si fanno già queste cose, il controllo c’è”.
Il timore espresso dall’educatore é che questi provvedimenti rispondano soprattutto a logiche mediatiche e all’esigenza di dare una risposta immediata all’opinione pubblica: “Si tende sempre a dare una risposta a quello che accade, ma si lavora poco in termini di proposte mirate e specifiche che hanno bisogno di più tempo”.