REGGIO EMILIA – Anche l’agricoltura è in subbuglio per i dazi al 30% annunciati da Trump per l’Unione Europea dall’1 agosto. Unanime l’allarme lanciato da Cia e Coldiretti.
“Non possiamo permettere che i nostri agricoltori e le nostre imprese paghino il prezzo di tensioni commerciali che vanno ben oltre i nostri confini”, dice con forza Lorenzo Catellani, presidente di Cia Reggio, lanciando un accorato appello al Governo italiano e all’Unione Europea. “Chiediamo che si intervenga con fermezza per tutelare i nostri agricoltori, i nostri prodotti e la nostra economia, garantendo la continuità di un export vitale per il territorio reggiano e per l’intero sistema Paese”.
Il mercato statunitense non è solo un partner commerciale, ma un vero e proprio pilastro per l’export dei prodotti agroalimentari reggiani. Nel 2024, gli Stati Uniti hanno consolidato la loro posizione come primo mercato estero per il Parmigiano Reggiano, assorbendo il 22,5% della quota export totale con oltre 16.000 tonnellate spedite, un incremento del +13,4% rispetto al 2023. Questo successo ha contribuito al raggiungimento del record storico di 3,2 miliardi di euro nel valore al consumo del Parmigiano Reggiano.
Anche il Lambrusco ha trovato negli USA un mercato di grande rilievo, trainando le esportazioni di vino italiano. A completare il quadro, le pregevoli produzioni di salumi tipici reggiani e l’Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia continuano a riscuotere un crescente apprezzamento, contribuendo significativamente al volume complessivo dell’export agroalimentare provinciale.
“Questi numeri evidenziano l’enorme potenziale e la fiducia che il mercato americano ripone nei nostri prodotti – sottolinea Catellani – Un’aliquota del 30% renderebbe i nostri prodotti proibitivi per il consumatore americano, vanificando anni di investimenti, sacrifici e promozione per costruire la loro reputazione e il loro posizionamento su quel mercato. Si tratterebbe di un vero e proprio embargo economico per le aziende reggiane, con ripercussioni drammatiche su occupazione e redditi nelle nostre campagne”.
Di “colpo mortale” parla anche Coldiretti Emilia-Romagna. “I Dazi potrebbero costare alle famiglie statunitensi e all’agroalimentare italiano oltre 2,3 miliardi di euro. L’eventuale scomparsa di molti prodotti italiani dagli scaffali rappresenterebbe un assist per la già fiorente industria del tarocco, stimata in un valore di 40 miliardi.
A pesare è anche il fatto che le nuove tariffe aggiuntive andrebbero a sommarsi a quelle già esistenti, penalizzando in particolar modo alcune filiere cardine, a partire da quelle già sottoposte a dazio. Con il dazio al 30%, le tariffe aggiuntive per alcuni prodotti simbolo del Made in Italy arriverebbero al 45% per i formaggi, al 35% per i vini, al 42% per il pomodoro trasformato, al 36% per la pasta farcita e al 42% per marmellate e confetture omogeneizzate, secondo una proiezione Coldiretti.
“Dopo la decisione europea di aumentare il proprio contributo alla Nato per superare quello degli Stati Uniti – afferma il segretario generale di Coldiretti Vincenzo Gesmundo – la scelta americana di colpire il nostro agroalimentare con dazi punitivi appare profondamente ingiusta e del tutto asimmetrica. Non si può chiedere all’Europa maggiore responsabilità strategica e poi penalizzarla economicamente sul commercio. Serve uno scatto di lucidità da parte di tutti: ci auguriamo che un supplemento di razionalità, non solo diplomatica, riporti la discussione sul terreno del buon senso e dell’equilibrio tra alleati”.