REGGIO EMILIA – Il procuratore capo di Reggio Marco Mescolini sarà trasferito per incompatibilità ambientale. Lo ha deciso all’unanimità oggi pomeriggio il plenum del Consiglio superiore della magistratura, accogliendo la proposta della prima commissione. Profondamente amareggiato il magistrato, che oggi è stato ascoltato di nuovo prima della decisione: “Non meritavo questa ignominia. Questa è la fine della mia carriera in magistratura”.
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Una requisitoria inflessibile, durata più di mezz’ora, ripetuta in fase di conclusioni dopo l’audizione di Mescolini, del suo difensore e dopo le domande dei consiglieri: il grande accusatore del procuratore capo di Reggio davanti al plenum del Csm è stato Nino Di Matteo, relatore sulla proposta di trasferimento per incompatibilità ambientale. Il suo verdetto è stato nettissimo: “Allo stato la Commissione ritiene che siamo in presenza di una obiettiva incompatibilità ambientale”.
Di Matteo ha riassunto e ribadito gli elementi contenuti nella delibera. La pubblicazione dei messaggi fra Mescolini e Palamara ha innescato un’attenzione mediatica e attacchi politici. Mescolini non sarebbe stato leale e trasparente con i colleghi sui suoi rapporti con l’allora consigliere del Csm e non sarebbe stato in grado di ricompattare la Procura. Sulla perquisizione in Comune del giugno 2019, Di Matteo ha contestato non tanto la data, ma una dichiarazione attribuita a Mescolini sulla scelta di non interferire con il voto. “Non rileva la tempistica, ma la rivendicazione pubblica della bontà della scelta”.
L’indagine Aemilia è fuori dal nostro accertamento, ha detto il relatore, e comunque non stiamo processando Mescolini. Ma il suo atto d’accusa è stato implacabile. Alcuni passaggi dell’intervento di Di Matteo sono apparsi sorprendenti: ha indicato ad esempio il sindaco di Reggio Vecchi come il “principale indagato” dell’inchiesta sugli appalti, “forse adesso imputato”, ha aggiunto, cosa che non è vera. Ha citato fra gli elementi che hanno appannato l’immagine del procuratore il libro scritto da Giovanni Paolo Bernini, ex assessore comunale a Parma, condannato per corruzione. Esempi, secondo il difensore di Mescolini Franco Gaetano Scoca, di un’istruttoria poco attenta e a senso unico. Ma la richiesta del legale di approfondire la questione ascoltando presidente del Tribunale, Prefetto e questore non è stata accolta.
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