REGGIO EMILIA – Per adesso, tutti incrociano le dita e sperano. Sperano che la fine del governo di unità nazionale e i due mesi di campagna elettorale che ci separano dal voto del 25 settembre non pregiudichino l’assegnazione dei fondi europei del Pnrr. Sperano, a Reggio Emilia come in Regione, come a Roma. Ma sanno che tutto si complica e che quello che ieri appariva ragionevolmente certo, oggi non lo è più.
Per la nostra provincia, stiamo parlando di 268 milioni di euro già assegnati più una quota dei 233 milioni destinata a progetti interprovinciali in Emilia Romagna. Ma, soprattutto, stiamo parlando della quota dei 46 miliardi di euro di finanziamenti che potrebbe arrivare sul nostro territorio con l’assegnazione della seconda e della terza rata del Piano da qui alla fine dell’anno.
I 268 milioni già assegnati alla nostra provincia non dovrebbero essere in discussione, ma rappresentano solo un quarto della torta. Assicurarsi il restante 75% delle risorse sarà più difficile del previsto. Le ragioni sono diverse. Innanzitutto, l’Europa condiziona l’erogazione dei fondi ad alcune riforme che o non sono ancora state approvate in parlamento, come la riforma della concorrenza, oppure – è il caso della giustizia – sono ancora prive dei decreti attuativi. Con lo scioglimento delle Camere, i provvedimenti non approvati decadono e nella prossima legislatura l’iter parlamentare ricomincerà da zero fra ottobre e novembre.
Difficoltà e ritardi deriveranno anche dal fatto che i singoli dossier sui macro-obiettivi – 45 per la seconda rata da centrare entro il giugno scorso e 55 per la terza da rispettare entro dicembre – sono seguiti direttamente dai ministeri competenti. L’esperienza del passato dice che è difficile immaginare che, con un governo dimissionario e ministri in uscita, le strutture tecniche lavorino a pieno regime. A rischio, solo per Reggio e provincia, ci sono centinaia di milioni di euro.
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