REGGIO EMILIA – Nelle vicende del gruppo Ferrarini, Amco gioca più ruoli: vanta crediti verso l’azienda per 18 milioni di euro e al tempo stesso è partner finanziario del gruppo Pini di Sondrio, che punta ad acquisire il controllo della società in accordo con la famiglia Ferrarini.
Non solo: Amco ha anche emesso un finanziamento di 12 milioni di euro a favore di Ferrarini che sarà erogato in caso di omologa del concordato Pini. Queste sovrapposizioni hanno innescato la reazione della cordata concorrente, formata da Bonterre di Modena, Intesa e Unicredit, che ha presentato un esposto alla divisione concorrenza della Commissione europea. Anche diverse forze politiche, dalla Lega al Pd a Forza Italia, hanno espresso critiche.
E’ normale che un soggetto a controllo pubblico intervenga in una competizione tra privati con il rischio di alterarne l’esito? E’ giusto che questo soggetto pubblico, per recuperare forse 5 dei 18 milioni che gli sono dovuti, ne presti al debitore altri 12? Dubbi che sono riecheggiati nelle domande, tra gli altri, del leghista Giulio Centemero e del senatore Massimo Ferro di Forza Italia. Ma l’amministratrice delegata di Amco, Marina Natale, ha detto in sostanza di non essersi posta il problema in questi termini. “Le motivazioni di Amco non sono guidate dalla opportunità o meno dell’intervento di denaro pubblico – le sue parole – ma Amco ha valutato la propria esposizione”.
La Natale ha liquidato la questione dicendo che, a suo giudizio, la proposta di Pini è “più attraente” ma non ha convinto sul piano della tempistica: la scelta di campo di Amco è in una delibera del maggio 2020, tre mesi prima della presentazione dell’offerta Bonterre. Scarne le informazioni fornite alla commissione sull’andamento della procedura. “Credo che tutto il procedimento sia incardinato nelle diverse sedi. Stiamo seguendo i diversi passaggi argomentando le motivazioni che hanno portato Amco ad assumere queste scelte”, ha aggiunto la Natale.
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