REGGIO EMILIA – La crisi del Ctr, i contrasti fra i soci e quelli tra vecchi e nuovi amministratori hanno prodotto un contenzioso di vaste proporzioni, con diverse cause legali che vedono contrapposti i protagonisti della vicenda. La materia è intricata, ma i filoni fondamentali sono due. Il primo è il sequestro conservativo chiesto e ottenuto nell’agosto dell’anno scorso dal Ctr nei confronti di 6 ex amministratori e sindaci. Il Tribunale di Bologna ha disposto il sequestro di beni mobili, immobili e crediti fino a 5,4 milioni a carico di Roberto Citarella e del padre Giovanni, di Maurizio Melli, Giovanni Moccia e Francesco Virgilii e fino a 3 milioni per Fulvio Chiari. Il sequestro conservativo è stato chiesto perchè i 6, secondo il Ctr, avrebbero compiuto atti di gestione illeciti e distratto fondi della società. Nel febbraio di quest’anno il reclamo contro il sequestro presentato dall’ex direttore generale Giovanni Citarella è stato accolto, mentre quello di Roberto Citarella è stato respinto.
Il secondo filone discende dal lodo arbitrale chiesto nel 2018 da un socio del Ctr, Alberto Buffagni. L’arbitrato si concluse nel marzo 2019 con la condanna di Roberto Citarella, Giovanni Moccia e Maurizio Melli a versare al Ctr in solido tra loro più di 111mila euro a titolo di risarcimento danni. Il lodo documentava una lunga serie di spese che non avevano nulla a che fare con l’attività del Ctr pagate da Citarella con la carta di credito aziendale. La somma però non è mai stata versata. Il procedimento promosso dal Ctr per ottenere la declaratoria di esecutorietà del lodo arbitrale si è concluso nell’agosto dell’anno scorso in Tribunale a Reggio con l’accoglimento integrale del ricorso e l’emissione del decreto.
Il 2 luglio 2024 l’assemblea dei soci del Ctr aveva deliberato di promuovere un’azione di responsabilità contro i vecchi vertici. Nella Relazione di attestazione del piano di risanamento firmata nel giugno scorso dal commercialista Alberto Guiotto, si esprimono dubbi sulla possibilità di ricavare somme significative dalle azioni di responsabilità. Alcuni degli ex amministratori, si legge, “risultano privi di disponibilità patrimoniali, mentre altri non dispongono di asset pienamente aggredibili”.
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