REGGIO EMILIA – Un rapporto sulle mafie in provincia. Uno studio per raccontare le tappe del radicamento della ‘ndrangheta, per mappare gli immobili confiscati alla criminalità organizzata e per sondare il grado di informazione e di consapevolezza sul fenomeno mafioso nel nostro territorio. Lo ha curato il coordinamento provinciale di Libera, con la volontà di mettere questo strumento a disposizione dei cittadini e delle istituzioni.
Dalla mappatura emerge che sono 317 gli immobili confiscati in provincia, concentrati soprattutto a Reggio, Montecchio e Brescello. Ci sono 45 villette, 72 appartamenti in condominio, 112 box auto oltre a terreni agricoli, magazzini e qualche fabbricato industriale. Nel capitolo sul radicamento, grande attenzione viene dedicata al contesto, alla famosa zona grigia. Lucilla Traldi di Libera: “L’area grigia è costituita di professionisti e imprenditori che hanno favorito la criminalità organizzata”.
Interessanti sono i risultati dell’indagine statistica che ha coinvolto 712 reggiani. Il 70% conosce il processo Aemilia e il 22% il processo Grimilde. Non è poco. Però, tra i processi di mafia c’è che chi cita quello per la strage di Bologna o quello per gli appalti in Comune a Reggio. Solo il 32% sa che un Comune della provincia, Brescello, è stato sciolto per mafia nel 2016. Il 46% degli intervistati è convinto che le cosche a Reggio Emilia non abbiano mai ucciso. L’omicidio di ‘ndrangheta che più è rimasto nella memoria dei reggiani è quello di Nicola Vasapollo nel 1992, ma solo il 4% lo ricorda. Qualcuno cita a sproposito gli omicidi di Alceste Campanile e Marco Montruccoli. Giovanni Mattia, di Libera: “Alla domanda quale interventi per contrastare le mafie, la risposta è stata: interventi culturali”.
Reggio Emilia criminalità organizzata Libera 'ndrangheta in emilia