REGGIO EMILIA – Il consiglio di amministrazione del Credem dell’8 novembre scorso ha deciso come comportarsi rispetto alla cosiddetta tassa sugli extra profitti delle banche voluta dal Governo. Con un decreto varato in agosto e convertito in legge in ottobre, l’Esecutivo ha deliberato un’imposta straordinaria sugli utili realizzati dagli istituti di credito grazie alla crescita dei tassi di interesse.
Nel caso della banca reggiana, il margine d’interesse dei primi nove mesi dell’anno è quasi raddoppiato, balzando dai 475 milioni del 2022 agli 846 milioni di quest’anno. La crescita del margine d’interesse è stata dunque di circa 370 milioni di euro, che diventeranno quasi 500 a fine anno. Legge alla mano, su questi extra profitti il gruppo Credem dovrebbe pagare un’imposta di 38 milioni. Dopo le pressioni all’interno della maggioranza per modificare il provvedimento originario, però, la stessa legge ha garantito alle banche una opzione alternativa: anzichè versare l’imposta, possono destinare a riserva non distribuibile una somma 2,5 volte superiore.
Ed è proprio questa la strada scelta dal Credem. Il consiglio di amministrazione proporrà all’assemblea degli azionisti di destinare 95 milioni di euro alla patrimonializzazione della banca. Lo stesso stanno facendo pressoché tutte le banche italiane. A fine anno il sistema creditizio realizzerà 43 miliardi di utili, ma il gettito della tassa sugli extra profitti sarà vicino a zero.











