REGGIO EMILIA – Continua ad essere formata da 10mila persone la platea di persone che nella nostra provincia si trova in isolamento o in quarantena a causa della pandemia. Ne deriva una gestione complicata da parte dell’Igiene pubblica ma anche dei medici di famiglia. Da giorni la nostra redazione riceve segnalazioni in merito a ritardi e dimenticanze.
C’è l’operaio che ha ‘scontato’ i giorni di quarantena ma resta in attesa del documento che certifica la chiusura di tale periodo. Studenti che per lo stesso motivo fanno rientro a scuola con qualche giorno di ritardo. E non mancano casi di notifiche che per errore o dimenticanza non vengono inviate. Di questo tipo di gestione burocratica, che si affianca a quella cosiddetta di contact tracing, si occupa l’Igiene Pubblica, dipartimento il cui centralino riceve quotidianamente migliaia di chiamate. Una nuova organizzazione, che ha consentito di attivare dieci linee, l’iniezione di ulteriore personale e l’adozione della modalità tramite sms degli esiti dei tamponi hanno contribuito a snellire le procedure e a migliorare il servizio. Certo, il telefono che continua a suonare a vuoto può suscitare una sorta di sentimento di abbandono nella persona a casa. Alla quale resta sempre l’appoggio del medico di famiglia, che non ha però voce in capitolo su quanto è di competenza dell’Igiene Pubblica. Ai medici di medicina generale spetta il monitoraggio dei pazienti contagiati o sospetti tali. Il confronto avviene quasi sempre telefonicamente, col dottore che deve chiamare per informarsi sull’evolversi delle condizioni di salute. Compito, quest’ultimo, che dipende però dal suo carico di lavoro, dal numero di pazienti che sta seguendo.
L’assistito con infezione da coronavirus può anche essere visitato ‘dal vivo’, a domicilio, dal medico di medicina generale, che si presenterà equipaggiato coi necessari dispositivi di protezione individuale. Altrimenti la visita potrà essere svolta dalle unità speciali di continuità assistenziali, oppure, se l’ammalato è in grado di spostarsi, dai professionisti di uno degli Ambulatori Covid operativi sul territorio. L’attivazione della Usca o l’invio al presidio Covid spetta comunque e sempre ai medici di famiglia. La pressione su di loro è dunque altissima e spiega le scintille scaturite tra la categoria e l’Igiene pubblica. Che è stata additata dal sindacato dei medici di base Fimmg, come unica responsabile dei ritardi su tamponi e quarantene. “Evitiamo lo scaricabarile”, le parole del suo segretario regionale Fabio Vespa, derubricate a “polemiche interne al servizio sanitario” dall’assessore dell’Emilia-Romagna Raffaele Donini.
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