REGGIO EMILIA – Sono state 330 le famiglie seguite dal progetto Punto Ponte, il servizio nato all’inizio dell’emergenza Covid19 all’interno dell’Arcispedale Santa Maria Nuova. Dieci settimane di lavoro per rappresentare un luogo virtuale di incontro/contatto tra i pazienti ricoverati per Covid e le rispettive famiglie, superando le oggettive difficoltà date dall’isolamento che il virus ha imposto.
Dal 20 marzo al 31 maggio le famiglie hanno usufruito del servizio grazie al quale veniva tracciata una mappa continuamente aggiornata dei ricoverati per Covid nei diversi reparti e attivato, in contemporanea, un canale di comunicazione con i familiari. Tanti i bisogni essenziali che il servizio ha permesso di soddisfare: fornire informazioni generali riguardo ai percorsi e indicazioni in merito al diverso funzionamento dei reparti, attivare il servizio di videochiamate per permettere la comunicazione/incontro con i propri cari, recapitare effetti personali oppure recuperarli, ricevere rapidamente indicazioni sui comportamenti da tenere durante l’isolamento, avere informazioni sulle dimissioni e le modalità di accoglienza a casa. A questi si è aggiunta la possibilità di beneficiare di colloqui di supporto psicologico grazie alla costante sinergia con il gruppo di professionisti che ha operato con dedizione in questa emergenza. Strategica è stata, inoltre, la collaborazione con il Servizio Sociale Ospedaliero al quale venivano segnalatele situazioni più complesse per la presa in carico.
A supportare il servizio è stata anche Dar voce indicando la disponibilità dell’Associazione Casina dei Bimbi, che già da tempo lavora in Ospedale, per la consegna e il ritiro degli effetti personali al domicilio nei casi in cui non era possibile spostarsi.
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