REGGIO EMILIA – I fondi ci sono, e sono tanti: 16 milioni di euro per Reggio e provincia. Quello che manca dal Governo è il calendario dei lavori per l’adeguamento dei pronto soccorso e per il potenziamento dei posti letto. Considerando i tempi della durata dei cantieri, da 2 a 8 mesi ciascuno secondo l’Ausl, se gli interventi venissero affidati in autunno, la prossima primavera vedremmo il nuovo volto dei sei pronto soccorso dei nostri ospedali. Correggesi e scandianesi dovranno attendere quindi ancora svariati mesi per la riapertura dei loro pronto soccorso. “Chiediamo celerità al ministero, ci vorrebbe un po’ più di attenzione”, sottolinea il presidente della Provincia Giorgio Zanni.
I filoni di investimento sono due. 7 milioni e mezzo di questi 16 saranno dedicati all’adeguamento dei pronto soccorso. “Si tratta di interventi che nascono dalla necessità di essere pronti ad affrontare un’epidemia”, fa notare Giorgio Mazzi, direttore del Presidio ospedaliero provinciale.
Occorre rendere strutturale la separazione tra i flussi di pazienti sospetti Covid e non. Al Santa Maria verranno divisi i percorsi di adulti e di accessi pediatrici e ci saranno due sale di attesa; a Guastalla verrà realizzato un nuovo fabbricato da 150 metri quadrati; a Montecchio verrà creato un accesso autonomo alla camera calda; a Correggio ne verrà fatta una seconda, di camera calda; a Castelnovo Monti si interverrà anche sulla sede del ps provvisorio che sarà operativo entro la fine del 2021. A Scandiano l’opera più complessa, con uno spazio nuovo da ricavare dal Centro di salute mentale. Per tutti i pronto soccorso è previsto un adeguamento anche dell’impiantistica, soprattutto dell’aerazione.
Otto milioni e 400mila euro saranno utilizzati per aumentare la dotazione dei posti letto: 12 in più di terapia intensiva tra Reggio, Guastalla e Castelnovo Monti, per un totale che sarà di 32 in provincia, e 27 in più di semintensiva eventualmente convertibili, col totale che sarà di 37.
Oltre ai tempi c’è un altro nodo: è quello del personale. “Reperirlo è difficile, 12 posti in più di terapia intensiva portano con sé infermieri e medici specializzati e formati, e dobbiamo sostituire i pensionamenti: quota cento e anche la Fornero si sono fatti sentire, inutile negarlo”, spiega il direttore generale dell’Ausl Cecilia Marchesi.