REGGIO EMILIA – L’ultimo effetto economico-sociale della fase uno dell’epidemia da Coronavirus è il fronte delle assistenti famigliari e, di conseguenza, quello di tanti nuclei reggiani che potrebbero andare in forte difficoltà. Nella nostra provincia ci sono 7.600 lavoratori regolari tra badanti e colf. Nel nostro territorio gli effetti sanitari più devastanti del Covid sono stati vissuti tra marzo e maggio, nell’Europa dell’Est e in altre zone del mondo come il Sud America si stanno facendo sentire ora, e lì si trovano molti assistenti famigliari che periodicamente fanno ritorno in patria e che hanno giustamente approfittato dello sblocco degli spostamenti. Il loro ritorno al lavoro però rischia di essere complicato.
La Regione ha disposto un piano che prevede per l’obbligo di dichiarare il loro reingresso alle aziende sanitarie del territorio. Fatta questa comunicazione, all’arrivo in Italia scatta il tampone naso-faringeo negli aeroporti o nella stazioni, oppure in altri luoghi decisi dall’Ausl se il rientro avviene con altre modalità. Con esito positivo del tampone, l’assistente famigliare verrà isolata in un albergo Covid o ricoverata, a seconda naturalmente delle sue condizioni. Con esito negativo, ci sarà comunque l’obbligo dei 14 giorni di isolamento domiciliare con controlli a campione. E in ogni caso a 7-10 giorni dal primo verrà eseguito un secondo tampone di verifica.
Nell’ultimo mese in Emilia-Romagna il dato dei positivi al Coronavirus tra coloro che sono rientrati dall’estero è stato pari all’11% del totale.
Leggi anche
Aggiornamento Covid19, a Reggio Emilia e provincia 5 nuovi contagi
Reggio Emilia badanti coronavirus tampone covid19 isolamento obbligatorioCovid19, in Emilia Romagna 47 nuovi contagi. I focolai sotto controllo










