REGGIO EMILIA – Visiere protettive in plexiglass per magistrati e personale, oltre ovviamente alle mascherine. Un servizio di prenotazione alle cancellerie, sia per gli avvocati sia per i cittadini, per evitare che si creino anche piccole file. La metà degli impiegati a casa in smart working almeno fino alla fine di luglio, così come per i sostituti procuratori. Tutte disposizioni ipotizzate per la fase due del palazzo di giustizia di Reggio, che non sarà così diversa dalla fase uno. No, per ora, all’ingresso da parte di volontari di associazioni. Proprio uno di loro è stato portato via dal Coronavirus: dalla notizia del contagio, era il 4 marzo, per il tribunale è cambiato tutto, poi è arrivato il decreto di blocco totale.
Posto che il palazzo di giustizia non ha mai chiuso, perché non può, e posto che la sospensione giudiziale durerà fino al 12 maggio, dal 4 maggio inizia però una settimana di lavoro che vedrà impegnati la presidente del tribunale Cristina Beretti, il procuratore capo Marco Mescolini e la presidente dell’ordine forense di Reggio Celestina Tinelli per stabilire esattamente come si svolgeranno i processi. “Per quanto riguarda il civile abbiamo formalizzato due protocolli – spiega Tinelli – uno per le udienze in videoconferenza e uno per la trattazione del processo in forma scritta. Cerchiamo di ridurre le presenze in tribunale garantendo tutti i diritti”.
I procedimenti verranno valutati di volta in volta. Processi come quello sui presunti affidi illeciti in val d’Enza ad esempio, con molte persone coinvolte e che deve ancora iniziare, potrebbe slittare di molto.
Questi protocolli sono meno applicabili al penale, anche se questa emergenza velocizzerà anche in quel settore l’avvio del processo telematico. In pratica la presenza in aula dovrà esserci per forza per il giudice, monocratico o collegiale, e per il pubblico ministero.
L’avvocato può scegliere se esserci fisicamente o meno. “Verranno trattati meno processi. Se l’avvocato è in videoconferenza, il cliente sarà nello studio del legale”.
Tinelli sottolinea l’enorme lavoro fatto dall’ordine in queste settimane, anche dal punto di vista deontologico, con la segnalazione di 4 avvocati, di cui uno reggiano, responsabili di accaparramento di clientela e di essersi fatti pubblicità presso parenti di persone decedute sfruttando l’emergenza Covid.
I legali reggiani sono 1.250 comprendendo i praticanti patrocinatori. Molti lavorano in piccoli studi che hanno risentito parecchio di questi due mesi di blocco. “Ci si aspetta qualcosa di più come sostegno economico o come esenzioni fiscali”, chiosa Tinelli.