REGGIO EMILIA – La sezione cultura del portale eventi del comune di Reggio Emilia (eventi.comune.re.it/cultura) riprende la sua attività di approfondimento, con nuovi contenuti, in costante aggiornamento, cercando di intercettare i “Pensieri”, parola guida scelta fino a dicembre come suo filo conduttore. Una parola importante e complessa che richiama il Cogito ergo sum di Cartesio Penso, dunque sono.

C’è bisogno di cultura più che mai. E se nella prima ondata di Covid -19 il sacrificio e la difficoltà, motivate da una scelta etica, vedevano nella ripartenza una speranza, oggi in questa seconda ondata pandemica è molto difficile fare un salto in avanti, pensare a come affrontare questo momento e immaginare il futuro.
Per questo motivo per iniziativa dell’assessora alla cultura Annalisa Rabitti la redazione del Focus Cultura del sito Eventi del Comune di Reggio Emilia, piazza virtuale di promozione e valorizzazione delle attività e progetti culturali, ha deciso di dare spazio alla riflessione, ai PENSIERI raccogliendo, oltre a interventi sul patrimonio e le attività culturali della città, alcuni significativi contributi in cui direttori di musei, architetti, poeti, danzatori, artisti affrontano questo momento, riflettendo sul vivere e cambiare.
L’arte non è relegata in una torre d’avorio. Èd è proprio in questi periodi così complessi che c’è più bisogno della saggezza e del senso di prospettiva della cultura e dell’arte per arricchire la vita, metterla in discussione, per focalizzarsi su ciò che conta, per ricordarci della nostra umanità e fare da specchio alle paure.
“Abbiamo scelto la parola Pensieri – afferma l’assessore Annalisa Rabitti – perché la cultura fa parte dei nostri comportamenti, ci accompagna in ogni periodo e momento che viviamo. Ci aiuta a non negare il male, ad essere all’altezza di quello che accade, a trovare vie nuove sperimentando, reagendo, facendoci rimanere in contatto. La cultura è fatta di domande, di impulsi, di pensieri che permettono di non assopirci, mai”.

Il primo video-intervento presente nel focus cultura del portale eventi del comune (eventi.comune.re.it/cultura) è quello di un nome di prestigio internazionale: James M. Bradburne, architetto, designer e museologo anglocanadese che ha progettato padiglioni di esposizioni mondiali, centri scientifici e mostre d’arte internazionali. Direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi, dedicandosi a trasformare il Palazzo in un centro culturale dinamico dal 2006 al marzo 2015, Bradburne ora è Direttore Generale della Pinacoteca di Brera e la Biblioteca nazionale Braidense.
L’architetto svolge alcune importanti considerazioni sull’imparare distinguendo cosa abbiamo imparato nel primo locdown e cosa invece impariamo in questa seconda fase. Se nella prima ondata abbiamo compreso cosa è possibile fare on line, in questa stiamo imparando a conoscere i limiti, cosa non possiamo fare: non possiamo avere relazioni e fidarci di quello che vediamo sullo schermo. Una situazione che colpisce gravemente gli anziani che non sono digitali, ma il rischio più grande – secondo James M. Bradburne – è quello che corrono i bambini perché una parte essenziale della nostra umanità non può avvenire solo in persona, in relazione, in scambio. L’architetto aggiunge che se vogliamo creare un futuro è necessario puntare sull’infanzia a cui però non è possibile sottrarre il contatto. Oggi la cultura dell’infanzia è gravemente minacciata. “In questo ambito Reggio Emilia soprattutto con l’esperienza dei cento linguaggi dei bambini – un riferimento fondamentale per la cultura pedagogica – potrebbe rappresentare un modello”.
Franco Berardi, Bifo, noto saggista, filosofo e agitatore culturale italiano interviene con un contributo su “Esiste una questione specifica della cultura nella transizione pandemica?” Pensare alla sopravvivenza della cultura, degli operatori culturali e degli artisti in epoca di pandemia, significa ricondurre il problema a quello dell’intero corpo sociale: si può parlare infatti di sindemia, intesa come concorrenza di pandemie diverse, di processi patologici che hanno attaccato da tempo l’economia, la geopolitica, la psicosfera e anche le attività espressive. La sindemia mette in discussione non solo la concezione del lavoro e del salario come sono stati intesi fino ad ora, ma riporta in primo piano il problema del diritto all’esistenza, della redistribuzione della ricchezza, del reddito garantito per tutti. In questo momento, al di là delle giuste istanze rivendicative, la cultura deve affrontare il fatto che la crisi ha provocato una diffusione senza precedenti delle tecnologie digitali, facendo convergere nella rete telematica, con l’estensione delle sue piattaforme nella vita sociale, una molteplicità di linguaggi e le loro modalità di fruizione. Di fronte a tutto questo, per l’arte e la cultura in generale si tratta “di fare, di inventare, di immaginare”, perchè la creazione di forme nuove non dipende da alcuna autorità: da nuovi linguaggi e nuovi immaginari potranno forse sprigionarsi quelle energie capaci di trascinare un sistema sociale ormai al collasso verso forme di vita egualitarie e frugali che allontanino la minaccia della barbarie e dell’estinzione.
Il poeta e curatore Guido Monti affronta nel suo articolato intervento “Le grandi voci della poesia ancora ci indicano una strada”, la relazione tra tempo presente e poesia, alla luce di tre grandi di tutti i tempi: Hölderlin, Leopardi, Baudelaire. Riprendendo la sibillina domanda di Holderlin ripresa nei saggi di Heidegger: <<perché i poeti nel tempo della miseria?>>, Monti ricorda che nei tempi di miseria, i poeti riconoscono la mancanza di poesia come mancanza, custodendone però la traccia, il destino, la destinazione. “Cioè a dire i grandi poeti non si fanno prendere nell’esca del mondo, dalle sue lusinghe, dal suo progresso, dal suo orrore, insomma dalla sua storia. Essi hanno sempre contestato le magnifiche sorti e progressive anche, presuntivamente della poesia. Naturalmente nella poesia si parla anche di mondo, ma non nel modo in cui parlano del mondo le scienze, i saperi, le pratiche. Si parla del mondo, in quanto si è consapevoli che il mondo è la parola che viene prima del mondo. Il mondo è fondato sulla parola, non viceversa”. Monti affronta con i luminosi esempi di Leopardi e Baudelaire anche il tema del male e della necessità per la poesia di esser coscienti di far parte del male, per ricercare il nuovo. E ricorda che la grande triade di poeti presa ad esempio sembra suggerire essenzialmente una cosa: aprire gli occhi sul vero. Nella poesia non si troverà “consolazione, neanche per i tempi più nefasti, soccorso si, se la sceglierete consapevolmente, come alto strumento di discernimento del vero dalle fatue luci di cui è imbellettato il mondo”.
Al tema Pensieri contribuisce, parlando il linguaggio dell’ arte la Collezione Maramotti, che offre al portale “Fantasie in corso: una mostra e sguardi diversi su Carlo Mollino”. Trasformazione e creazione visionaria accomunano i tre autori presenti nella mostra Mollino/Insides aperta ad ottobre. L’ esposizione, che include una serie di nuove opere pittoriche di Enoc Perez, realizzate specificamente per la Collezione, e fotografie di Brigitte Schindler e Carlo Mollino, rappresenta un percorso all’interno dell’ultima enigmatica dimora torinese di Carlo Mollino e degli sguardi di due artisti contemporanei sul multiforme universo di Mollino, attraverso una casa in cui non visse mai, tenne sempre segreta, ma che concepì e disegnò nei minimi dettagli.

Fanno il loro ingresso sul portale anche alcune proposte di riflessione delle arti performative, da parte di chi utilizza il movimento come peculiare espressione artistica. Innanzitutto viene ospitato lo spettacolo integrale Love Poems di MM Contemporary Dance Company andato in scena al Teatro Comunale di Modena per la prima volta senza pubblico in sala, accompagnato dalle riflessioni del direttore artistico Michele Merola su questa messa in scena, sui timori e le speranze per il futuro e sulla necessità della relazione con il pubblico. Lo spettacolo è composto da tre nuove coreografie: Duetto Inoffensivo di Mauro Bigonzetti (estratto da Rossini Cards rimontato per la compagnia), Brutal Love Poems del coreografo spagnolo Thomas Noone e Swans_Cigni di Emanuele Soavi.
Art Container, il nuovo polo delle arti a Reggio Emilia partecipa invece con “Memoria Contemporanea”. Una parola: Trasformazione. Per Art Container, trasformazione è sintonizzarsi con la contemporaneità, fare dell’arte una narrazione e un’espressione del tempo presente che sappia interagire con gli impedimenti e le limitazioni di questo momento storico e umano, accogliendoli come un’opportunità di testimonianza e arricchimento della propria espressione artistica. Insieme ai giovani danzatori del corso di formazione professione Studio XL, la danza diventa movimento verso nuovi spazi disponibili, spostandosi in un ambiente naturale di alberi, sassi, sguardi di passanti, rumori di auto, voci di bambini: e in questa esperienza, attraverso la collaborazione con la videomaker Jessica Incerti Telani e la realizzazione di un breve cortometraggio, la danza, “che da dentro guarda fuori”, si fa espressione e testimonianza, agire artistico e memoria creativa.













