BOLOGNA – In Emilia Romagna boom di ore di cassa integrazione in deroga dovute all’emergenza coroanvirus: 96 mila i lavoratori coinvolti, per una cifra totale che a regime arriverà a 325 milioni di euro. A dare i dati l’assessore regionale al Lavoro, Vincenzo Colla.
Sono due i numeri che, confrontati, rendono conto del colpo durissimo che il coronavirus ha dato all’economia regionale: a fine 2019 le ore di cassa integrazione complessive sono state 12 milioni. Negli ultimi tre mesi, in piena emergenza e lockdown, quelle ore sono diventate 100 milioni. 96 mila i lavoratori interessati, 30 mila i datori di lavoro che hanno presentato richiesta all’Agenzia regionale per il Lavoro.
Cassa integrazione in deroga in Emilia Romagna: i dati per settore e per provincia
Le cifre della Cig in deroga in Emilia-Romagna
In Emilia-Romagna sono complessivamente 43.812 le domande di Cig in deroga presentate all’Agenzia per il lavoro dell’Emilia-Romagna da parte di 32.258 datori di lavoro. Delle domande presentate (al netto di quelle annullate successivamente dagli stessi datori di lavoro), 41.763 sono state già valutate (95,4% del totale), mentre la restante quota del 4,6% si riferisce a domande in corso di valutazione. Le richieste autorizzate e trasmesse all’Inps per il pagamento dell’integrazione salariale sono attualmente 37.573, una quota pari all’85,8% di tutte le domande pervenute all’Agenzia regionale per il lavoro. Le domande autorizzate si riferiscono a 30.172 datori di lavoro privati, 31.962 unità produttive, 95.574 lavoratori e 26.767.114 ore di lavoro.
Dei 95.574 lavoratori interessati dalle domande finora autorizzate, la maggioranza è rappresentata da donne (61,8%) e lavoratori italiani (85,4%). A livello di qualifiche professionali, il 48,2% dei lavoratori interessati sono operai e il 43,1% impiegati. La quota restante è composta da apprendisti (7,9%) e da quadri (0,7%).
Appartiene al terziario la quota preponderante di datori di lavoro a cui sono state autorizzate le domande di Cassa in deroga: rappresentano ben il 96,8% delle unità produttive, il 96,4% di lavoratori e il 96,3% di ore autorizzate. La quota restane è distribuita tra l’industria (il 2,0% di lavoratori e il 2,2% di ore), le costruzioni (lo 0,8% di lavoratori e lo 0,9% di ore) e l’agricoltura, silvicoltura e pesca (lo 0,8% di lavoratori e lo 0,6% di ore). Nell’ambito dei servizi, il commercio al dettaglio e all’ingrosso concentra il 30,5% di unità produttive, con il 33,0% di lavoratori e una quota relativamente superiore di ore autorizzate (38,5%). Seguono i servizi di alloggio e di ristorazione (con il 26,8% di unità produttive, a cui corrisponde il 29,3% di lavoratori coinvolti e il 23,1% di ore autorizzate), le attività professionali, scientifiche e tecniche (con il 10,1% di unità produttive, il 7,4% di lavoratori e l’8,4% di ore) e la sanità e assistenza sociale privata(con l’8,5% di unità produttive, il 6,1% sia di lavoratori sia di ore).
A livello provinciale, la città metropolitana di Bologna concentra la quota maggiore di domande di Cassa in deroga, sia considerando tutte quelle presentate sia le sole autorizzate, che corrispondo al 24,4% del totale regionale in termini di unità produttive, al 26,5% in termini di lavoratori coinvolti e al 27,4% in termini di ore di lavoro. Segue la provincia di Modena (attorno al 15% per le tre variabili) e quelle di Reggio Emilia e Rimini (entrambe attorno al 10,0%).
L’87,8% dei datori di lavoro che hanno presentato una domanda ha fino a 5 dipendenti, quota che sale all’88,7% se si considerano quelle autorizzate. La quota restante (11,3%) è rappresentata da datori di lavoro con più di 5 dipendenti per i quali sussiste l’obbligo di accordo sindacale.