REGGIO EMILIA – L’impatto delle vaccinazioni c’è, anche se un occhio non esperto non lo percepisce perché i numeri, in particolare quelli dei decessi, rispecchiano una situazione che risale almeno a due settimane fa.
Rispetto alle persone più giovani, la diffusione dell’infezione tra i grandi anziani è calata drasticamente; i ricoveri si sono dimezzati, così come si sono dimezzati i deceduti. La campagna rivolta alle persone con più di 85 anni è stata avviata a metà febbraio. Dopo un mese, circa la metà della popolazione target aveva ricevuto la seconda dose e completato il ciclo.
Durante la seconda ondata, le infezioni tra le persone anziane rispetto al resto della popolazione sono state il 15% in più, nel periodo di Natale il 60% in più, con l’ondata di marzo il 40% in meno. I ricoveri degli ultra 85enni sono stati 8 volte di più rispetto a quelli dei più giovani a novembre e 11 volte in più a Natale; a marzo sono scesi a 4 volte di più. L’andamento è simile per la mortalità, che è stata di 50 volte superiore a novembre, 60 volte a Natale e 26 volte a marzo.
“Gli effetti che possiamo vedere adesso sono quelli delle primissime vaccinazioni – ha detto Paolo Giorgi Rossi, direttore del servizio Epidemiologia dell’Ausl – Nonostante ciò, osserviamo già un dimezzamento dei decessi rispetto a quello che ci saremmo attesi”. Emergono dati positivi anche per i sanitari: tra chi ha ricevuto la seconda dose, la vaccinazione è stata efficace al 94% nel prevenire l’infezione sintomatica. “E’ la conferma degli studi clinici di sperimentazione – ha aggiunto Giorgi Rossi – L’efficacia arriva al 96% dopo una settimana dalla seconda dose”.
I vaccini oggetto della ricerca sono stati Pfizer e Moderna, quest’ultimo usato per gli anziani a domicilio. Ora ci si concentrerà su AstraZeneca, “anche se – ha concluso Giorgi Rossi – i dati internazionali ci confortano. Quelli in arrivo dalla Scozia mostravano che l’efficacia era molto simile tra i due vaccini ed entrambi sono efficaci sugli ultra 80enni”.
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