CASTELLARANO (Reggio Emilia) – Un anno fa era appena rientrato in Italia da Wuhan Cina, dove si trovava per lavoro e dove era stato bloccato a causa della diffusione del coronavirus. Oggi, Luciano Catti, reggiano di Castellarano, ricorda quei momenti così pieni di ansia e di paure.
Era uno dei pochissimi a conoscere l’esistenza di una città chiamata Wuhan prima che diventasse tristemente nota come l’epicentro della sconvolgente epidemia del coronavirus. Nel mappamondo di Luciano Catti, Wuhan era uno dei luoghi in cui la ditta per cui lavora, la System di Fiorano, azienda che opera nel comparto ceramico, organizzava ciclicamente trasferte per l’installazione o la manutenzione di impianti o attrezzature.
Catti, 64 anni, era insieme al collega Paolo Ghiddi di Casalgrande e ad altri tre lavoratori modenesi. Quando scattò il lockdown a Wuhan rimasero bloccati una settimana in hotel, senza possibilità di rientrare con risposte dalla nostra ambasciata che non arrivavano.
“In quei giorni in Cina c’era molta confusione – racconta Catti – non capivamo bene cosa stesse accadendo, le persone a cui rivolgevamo i nostri quesiti ci davano risposte che cambiavano ogni giorno”.
Poi la situazione si sbloccò e Catti e gli altri vennero imbarcati, il 3 febbraio, su un volo messo a disposizione dall’aeronautica con destinazione Roma. Lì la quarantena alla base militare della Cecchignola, poi finalmente il 20 febbraio il ritorno a casa a San Valentino di Castellarano. Nel ricordare quei momenti Catti oggi si commuove e trattiene a stento le lacrime. ” E’ andato tutto bene e siamo tornati in salute. Oggi possiamo dice essercela cavata. Speriamo accada lo stesso anche a tutti gli italiani”.
Lo scorso luglio Luciano Catti è tornato all’estero per una missione di lavoro in Repubblica Ceca. In Cina no. Per il momento non ne vuole sapere. Il coronavirus in questi mesi ha toccato la sua famiglia contagiando a turno moglie, figli e nipoti, ma lui finora ne è uscito indenne. Rimane, dentro di sé, quell’incubo vissuto là dove tutto è iniziato.
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