REGGIO EMILIA – A metà febbraio si contavano in provincia 136 casi di Covid ogni settimana per 100mila abitanti. Oggi, questo dato è più che raddoppiato: 298 casi ogni settimana per 100mila abitanti. E’ il valore, preso come riferimento nel decreto firmato dal premier Draghi, che fotografa la criticità della situazione sul nostro territorio.
L’impennata dei contagi si sta riflettendo prima di tutto sugli ospedali: in un mese sono raddoppiati gli accessi al pronto soccorso dei pazienti Covid, i ricoveri dei positivi sono addirittura triplicati. Sono aumentati i posti in letti per i contagiati: oggi sono 300, il 75% dei quali occupati, saranno 350 nel fine settimana. Come a marzo dello scorso anno, le riconversioni hanno reso necessaria la sospensione dell’attività chirurgica programmata: “Il motivo è legato alla necessità di ricollocare gli anestesisti, normalmente impegnati in sala operatoria, sull’incremento dei letti di terapia intensiva che abbiamo realizzato”, ha spiegato nella canonica conferenza del venerdì Giorgio Mazzi, direttore del presidio ospedaliero dell’Ausl.
La campagna vaccinale continua: quasi 31mila persone hanno ricevuto la prima dose di vaccino, la metà ha completato il ciclo vaccinale. Ma l’impennata dei contagi sta impegnando parecchio gli operatori che si occupano del tracciamento: oggi ci sono più di 9mila persone in isolamento o quarantena. Ogni giorno si eseguono dai 2.300 ai 2.500 tamponi. Le Usca hanno eseguito più di 400 interventi.
L’abbassamento dell’età media dei nuovi positivi è stato il primo segnale della presenza della variante inglese sul nostro territorio, ora confermata dalle analisi: “Abbiamo mandato a sequenziare alcuni campioni, come viene richiesto dalla Regione – le parole di Cristina Marchesi, direttrice generale Ausl – Su 14 di questi campioni, 11 erano di variante inglese che ormai sul nostro territorio è ben diffusa”.
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