REGGIO EMILIA – Entro la metà di agosto, l’Ausl invierà agli ordini professionali e ai datori di lavoro i nominativi dei primi operatori sanitari che non si sono sottoposti alla vaccinazione e che hanno presentato motivazioni ritenute non valide.
Sta dunque entrando nell’ultima fase la complessa e delicata procedura prevista dalla legge dello scorso aprile, che impone l’obbligo per tutti coloro che operano nel mondo della sanità di sottoporsi alla vaccinazione anti Covid. Pena, la sospensione dalla propria attività.
Gli accertamenti spettano all’Ausl, che deve valutare le situazioni di ogni singolo professionista residente nel Reggiano, anche se lavora in strutture fuori provincia. Sono 1.500 le lettere con il primo avvertimento inviate tra maggio e giugno. Le risposte sono state 970. Quasi la metà, circa 400, sono arrivate da sanitari che nel frattempo si
erano vaccinati o avevano prenotato l’appuntamento. I restanti hanno presentato al collegio medico competente la documentazione sanitaria: tra loro, donne in gravidanza oppure persone affette da gravi allergie.
Per qualcuno le motivazioni sono state giudicate non valide: “Sono partite le lettere con la chiamata alla vaccinazione – le parole di Emanuela Bedeschi, direttrice del dipartimento di Igiene e Sanità pubblica dell’Ausl – Abbiamo adottato come metodo quello di dare un margine di dieci giorni dal ricevimento della comunicazione per potersi recare senza appuntamento a vaccinarsi al centro di Reggio. Alcuni operatori hanno cominciato a presentarsi”.
Sono 150 le lettere inviate finora con il secondo e ultimo invito, poi scatterà la sospensione. Ci sono poi i 500 operatori sanitari che non hanno ricevuto la raccomandata oppure che non hanno risposto alla prima lettera inviata dall’Ausl. Anche per loro il tempo sta per scadere.
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