REGGIO EMILIA – Il direttore della Fondazione Teatri di Reggio Emilia, Paolo Cantù, ha comunicato al pubblico di “finalmente domenica” la decisione del Governo. Il Dpcm firmato dal presidente del Consiglio che entra in vigore da oggi, chiude per un altro mese la cultura.
Non sono bastati gli investimenti, gli adeguamenti, il rispetto ferreo delle regole. “Tutti noi del teatro siamo oggi un po’ sconfortati e un po’ arrabbiati – ha detto Cantù – Restano aperti e musei e biblioteche perché secondo loro lì si riesce a contingentare gli accessi, mentre nei teatri no”.
Riaperti a settembre dopo il lockdown, la prima rappresentazione all’aperto con Opera camion il 12 settembre a cui il pubblico aveva subito risposto, il teatro Vallli era sceso da 1000 posti a 500, l’Ariosto da 600 a circa 250 e alla Cavallerizza da 250 a 70 posti massimi. Distanziamento garantito e massima attenzione alle norme sanitarie, anche gli artisti che si sono esibiti sono stati obbligati a presentare l’esito del tampone e in caso sospetto, lo spettacolo era stato annullato. Per gli spettatori prove della temperatura e tracciamento, oltre 25 le rappresentazioni andate in scena e nessun caso positivo o focolaio. Eppure il settore paga ancora un prezzo altissimo. “Trattati come le pizzerie”, così il vertice delle istituzioni culturali reggiane che non lesina critiche aspre a questa decisione.
“Per un altro mese saremo fermi noi del teatro, del cinema, noi che facciamo questo mestiere e insieme a me qui dentro – spiega Cantù – lavorano tutti i giorni 60-70 persone. C’è l’aspetto produttivo e poi c’è un aspetto ancora più importante e un Paese che abdica alla cultura, al teatro e al proprio patrimonio è perduto”.
Nelle prossime ore, come annuncia anche dalle pagine social, la Fondazione i Teatri – che non aveva aperto gli abbonamenti ma solo la vendita dei singoli eventi – deciderà se rinviare, rimandare o sospendere gli spettacoli e di conseguenza i biglietti. Un altro mese su cui cala il sipario.
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