REGGIO EMILIA – Lieto fine per gli emiliani del rugby che rischiavano di rimanere bloccati a Città del Capo in Sudafrica a causa delle precauzioni prese contro la variante Omicron: le Zebre, nelle cui fila giocano due reggiani, sono atterrate questa mattina a Bologna. Abbiamo raccolto la testimonianza del presidente dall’albergo in cui sono isolati.
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Mercoledì mattina erano arrivati a Cape Town, cinque giorni dopo sono rientrati in Emilia. Ora, tutti negativi, si trovano in isolamento a Parma. In mezzo a questo tour de force fatto di voli aerei e tamponi c’è stato il grosso rischio di rimanere bloccati in Sudafrica per almeno un mese. I rugbisti delle Zebre, che annoverano tra le loro fila i reggiani Daniele Rimpelli, pilone 24enne, e Luca Bigi, 30 anni, tallonatore, hanno schivato l’ostacolo, ostacolo che si chiama variante Omicron. Il gruppone – 43 persone di cui 30 atleti e 13 dirigenti – era atterrato a Città del Capo per il torneo United Rugby Championship: rugbisti italiani, gallesi, irlandesi e, ovviamente, sudafricani a confronto. A meno di 24 ore dall’atterraggio, le prime voci sull’ipotesi che tutto si fermasse ancor prima di iniziare. “Voci in aperto contrasto con quello che vedevamo lì – dice Michele Dalai, presidente delle Zebre – Cape Town è una città aperta, locali frequentati, tasso di Covid dichiarato molto basso. Quando, giovedì sera, abbiamo letto, abbiamo capito che la percezione era a due marce, che il posto era considerato pericoloso. Il pericolo, se avessimo avuto dei casi, era rimanere lì un mese come succederà agli irlandesi o anche al Cardiff”.
Ma così non è stato. Dietrofront quasi immediato, e gli emiliani sono ripartiti facendo scalo a Dublino. Lì, dopo l’ennesimo controllo tramite tamponi, cordone sanitario e poi un volo charter che ha portato il gruppo a Bologna. Ora l’isolamento in un albergo di Parma non si sa per quanto, si parla di una decina di giorni da indicazione del Ministero. “Abbiamo accettato molto volentieri le indicazioni – chiosa Dalai – non vogliamo essere parte di un processo di contagio, attenderemo responsabilmente di capire cosa dobbiamo fare”.
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