REGGIO EMILIA – Finora l’Agenzia delle Entrate ha versato alle imprese reggiane penalizzate dalle chiusure dovute alle restrizioni Covid più di 98 milioni di euro. Ma molti settori sono in grande sofferenza.
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Nel settore dei pubblici esercizi crescono di giorno in giorno la preoccupazione e la frustrazione. I brevi periodi di apertura e le prolungate chiusure, sommate all’incertezza sul futuro, determinano un clima che sta a cavallo tra la rassegnazione e la rabbia. Di questi sentimenti si fanno interpreti le associazioni di categoria, che in questi giorni si dissociano da chi vuole aprire sfidando i divieti, ma lanciano un nuovo grido di allarme. In ballo c’è il futuro di un settore che, se si contano anche mense, pasticcerie, gelaterie e dintorni, conta a Reggio circa 2.650 imprese e 20mila addetti.
Queste imprese sono state lasciate sole? Il Governo in questi mesi ha adottato misure d’emergenza: moratoria fiscale e contributiva, con l’esenzione e la sospensione di numerosi tributi e imposte, prolungamento della cassa integrazione per i dipendenti, garanzia statale sull’accesso al credito. Lo sforzo finanziario più grande è stato fatto però trasferendo direttamente liquidità alle imprese penalizzate.
Il decreto Rilancio e il decreto Ristori hanno portato nella nostra provincia all’erogazione di 98,2 milioni di euro a 34.088 imprese. A queste somme, già versate dall’Agenzia delle Entrate, si aggiungeranno presto altri 2-3 milioni di euro stanziati dalla Regione.
Si tratta di aiuti senza precedenti, ma bisogna considerare che sono spalmati su un gran numero di beneficiari. 98 milioni per 34mila imprese significa circa 2.900 euro per impresa. E’ chiaro che queste risorse, per quanto importanti, sono una forma di integrazione del reddito e non possono sostituire i flussi derivanti dalla normale attività di un bar o un ristorante.
Le associazioni dei pubblici esercizi contestano il “criterio dei ristori a pioggia”, come lo chiamano, e chiedono che i soldi arrivino a chi ha effettivamente bisogno. La Confcommercio, ad esempio, propone che i ristori siano calcolati sul differenziale di fatturato tra il 2019 e il 2020 e chiede che le procedure per accedere agli aiuti siano snellite.
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