BOLOGNA – Non è piaciuto alle Regioni, ma non è piaciuto nemmeno ai Comuni e nelle località montane sono persino furibondi. Il Decreto riaperture firmato ieri scontenta gli amministratori locali. Tre nodi del contendere: ristoranti che possono servire al tavolo solo all’aperto, il coprifuoco alle 22 fino a fine luglio e la scuola in presenza minimo al 70%, e non al 60% come da accordi presi pochi giorni fa con le Regioni. “Il decreto Riaperture è uno schiaffo agli amministratori locali. Siamo stanchi di dover subire decisioni dal Governo che non fanno altro che inasprire le tensioni sociali delle nostre comunità e mettere in ginocchio interi territori, dopo che nei tavoli di concertazione avevamo espresso il bisogno di una cauta ma decisa ripartenza”. Con queste parole, il presidente della Provincia di Modena Gian Domenico Tomei e presidente regionale dell’Unione province italiane interviene sulle recenti disposizioni del Governo in vigore da lunedì 26 aprile: “I territori non sono stati ascoltati”. E poi elenca punto per punto: ad esempio, nelle località montane non sarà possibile servire all’aperto ancora per un paio di mesi, soprattutto alla sera, per ragioni di climatiche. E il coprifuoco alle 22, e non alle 23 come chiesto dalle Regioni, limita per tutti la possibilità di fare più di un turno serale, visto che alle 21.30 bisogna lasciare il tavolo per rientrare a casa in tempo. Oltrettutto luglio è mese di punta turistico, doversi ritirare in albergo alle 22 è penalizzante rispetto a Paesi dove questo limite non c’è.
Tomei critica poi anche la scelta di riaprire gli istituti secondari di secondo grado dal 70 per cento al 100 per cento in zona gialla e arancione, “poiché rimette ancora una volta in discussione quanto deciso nelle scorse settimane, imponendo a noi amministratori, alle istituzioni scolastiche e al servizio del trasporto pubblico, l’ennesima riprogrammazione con un preavviso di appena cinque giorni. Siamo stanchi di sottoscrivere accordi col Governo, nei tavoli di concertazione con le Regioni, Anci e Upi e venire sistematicamente smentiti”.
A calmare le acque interviene la ministra agli Affari regionali, Maria Stella Gelmini, dopo una mattinata di proteste: “Ci saranno deroghe alle lezioni in presenze e il coprifuoco alle 22 non durerà fino al 31 luglio”. Le Regioni, se vorranno, potranno prevedere deroghe nei territori dove ancora andare oltre il 60% in presenza a scuola non è sostenibile, “Draghi ha chiesto di fare uno sforzo ulteriore, ha posto un obiettivo minimo più alto, per cercare di far tutti meglio, ogni giorno”, ha detto la ministra. Mentre sul coprifuoco lascia intendere che se i numeri lo consentiranno potranno scattare deroghe.
Covid, Regioni contro il Decreto riaperture: “Schiaffo agli amministratori locali”
22 aprile 2021
Sotto accusa coprifuoco fino alle 22, scuola in presenza con un minimo del 70% e pranzi o cene solo all’aperto che penalizza la montagna. Tomei, presidente Upi Emilia Romagna: “I territori non sono stati ascoltati”